Un film già visto. Elucubrazioni
che fanno capo a esternazioni pesanti, fatte contro la sua stessa società: l’Inter. Antonio
Conte è così, prendere o lasciare. Era già successo alla Juve,
poi in Nazionale, al Chelsea e adesso all’Inter.
Lo abbiamo visto ai microfoni di Sky con la stessa faccia di sempre, così come
quando vuole essere diretto, deciso sulle cose che ha da dire senza mezzi
termini, giuste o sbagliate che siano, Conte non si nasconde mai dietro un
dito. Questa volta la sparata contro la società non è stata data per il problema
del mercato calciatori, ma per il fatto che i suoi ragazzi e lui stesso non
sono stati difesi e protetti in occasione delle feroci critiche che si sono
riversate ingiustamente sulla squadra. “Abbiamo ricevuto palate di m…….” -
dice Conte – “ma nessuno ha saputo proteggere la nostra immagine. E adesso che
abbiamo chiuso il nostro campionato tutti salgono sul carro. A me questa cosa
non sta bene per niente.” Dichiarazioni pesanti che hanno colto di
sorpresa soltanto chi non conosce ancora il carattere dell’allenatore dell’Inter,
la sua cocciutaggine, il suo vivere il calcio in maniera esasperata ed
esasperante. Le sue ripetitive metafore e detti comuni ormai noti a tutti, tipo
il “bicchiere
mezzo pieno” oppure “arrivare secondi vuol dire essere i primi
dei perdenti” o anche “solo chi vince scrive la storia, gli altri
la leggono!”, fanno ormai parte del suo repertorio, del suo personaggio,
delle sue caratteristiche caratteriali che non gli permettono di contare fino a
dieci prima di parlare. Intendiamoci, non è tutto negativo ciò che dice e pensa
Conte, che talora manifesta pensieri anche condivisibili. Tra questi appoggiamo
il suo giudizio negativo su una società Inter che da anni vuole colmare il gap
con la Juve, pensando che basti emulare le loro conquiste attraverso l’acquisto
di giocatori e allenatori che sono stati alle dipendenze della Vecchia Signora.
Non è così, perché è nella gestione della società che è importante cambiare in
una innovazione gestionale che prevede l’ammodernamento dei ruoli dirigenziali
in maniera originale, senza scimmiottare eternamente ciò che fa la Juve mietitrice
di scudetti nazionali. E su questo crediamo davvero che, visto il passato di
panchine e giocatori che dalla sponda bianconera sono passati a quella
nerazzurra, talora senza successo alcuno, ci sia da cambiare rotta nel decidere
definitivamente di diventare Inter a tutti gli effetti, cominciando proprio dalla
società, dai suoi alti vertici e poi finire con l’ultimo dei magazzinieri. Un po’
come scrollarsi di dosso questa sorta di dietrologia che fa sempre capo a una
Juve da imitare, ma da non fare apparire. Ciò che invece non condividiamo con
mister Conte è questo suo non stare mai al proprio posto. Intendiamo dire nel
posto di un dipendente della società di calcio che in questo specifico caso gli
fornisce un contratto succulento di undici milioni di euro netti a stagione
fino al 30 giugno 2022, e ad oggi, a un anno dalla stipula del contratto con l’Inter,
non ha ancora vinto nulla. Questi sono i dati di fatto su questo mister che pur
vivendo di rimpianti per aver buttato al vento la possibilità di conquistare lo
scudetto, se solo non averse perso alcune partite in modo banale, oggi ringhia
contro la società per non essere stato accanto a lui e ai suoi ragazzi nel momento
del bisogno. Insomma, per Antonio Conte c’è sempre qualcosa
che non va. Adesso si attende la risposta di Suning proprio alla
vigilia dell’inizio della partita di Europa League contro il Getafe,
che dà la possibilità all’Inter di continuare a sperare di conquistare l’unico trofeo
rimasto, visto che è stata fuori dalla Champions, dalla Coppa Italia ed è
arrivata seconda in campionato a un solo punto dalla Juve. Insomma, adesso il
futuro di Conte all’Inter non è più chiaro come prima. Le due strade potrebbero
dividersi, soprattutto in considerazione del fatto che la proprietà non
acconsentirà mai a un proprio tesserato di invadere il campo che non è di
propria competenza. E’ successo in tutti i posti dove Antonio Conte è andato,
là dove lui con la lungimiranza di capire quali cose non vanno per migliorare,
per vincere, per sentirsi uniti sempre, esagera con toni da saccente. Ma Conte
è genio o sregolatezza? Forse la verità sta nel mezzo!
Salvino Cavallaro
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