Ci sono storie legate all’uomo
che vanno oltre il proprio stato sociale, la ricchezza o la difficoltà di
vivere un quotidiano che spesso contribuisce con la sua storia a colpire la
sensibilità di ognuno di noi. Storie che si intersecano nell’io più profondo,
che colpiscono i meandri interiori talora oscuri e ben nascosti nell’anima, che
all’apparenza possono sembrare inspiegabili, immotivate, senza senso. E invece
un senso ce l’hanno, eccome se ce l’hanno! La storia di Josip Ilicic calciatore
sloveno e stella della bellissima Atalanta, sta interessando i media, i tifosi della
Dea bergamasca e non solo. Si è appreso, infatti, che il campione dell’Atalanta
non è infortunato a causa dei suoi muscoli o delle sue ossa, ma è affetto da
quella malattia che colpisce l’anima e che non ti lascia più vivere
serenamente. Una patologia che quasi sempre trova terreno fertile nelle persone
più sensibili che somatizzano in maniera esasperata ogni accadimento avvenga
nella vita. Un retaggio di situazioni che non nascono mai dal nulla ma che si
trascinano nel tempo fino a farti crollare. L’Atalanta non è stata ovviamente
chiara su questo problema personale di Ilicic, tuttavia, da ambienti vicini al
calciatore si è appreso di quanto abbiamo detto. A curarlo sono i familiari, i
quali lo conoscono davvero fin dal tempo in cui Josip era un anonimo
personaggio che non aveva ancora raggiunto quella notorietà capace di
proiettarlo nel benessere assieme alla sua famiglia. “E’ un ragazzo forte ma anche
fragile, come i tronchi degli alberi antichi” dicono i suoi compagni
che l’hanno conosciuto quando giocava a Firenze. E adesso neanche il successo
delle sue prestazioni in un’Atalanta da favola, sono bastati ad evitare a
Ilicic che qualcosa si rompesse dentro di lui. Il periodo del lockdown, le
immagini crude dei camion militari che portavano via le bare nella città di
Bergamo a pochi passi da dove egli vive, hanno impressionato e sconvolto questo
calciatore forte fisicamente ma fragile nella sua interiorità. E anche l’umano
perduto come senso di conforto per sfociare poi nella paura del contagio, hanno
sconvolto il profondo di un uomo che è spesso assalito da momenti di tristezza.
Certo, non siamo noi a dover significare una situazione che in questo ragazzone
sloveno ha tutti i presupposti di una depressione, piuttosto che di un semplice
e momentaneo stato d’animo. E non è un caso che il giocatore, con il permesso
della società, abbia deciso di tornare in Slovenia tra le sue persone care, la
sua gente, il suo mondo che possa aiutarlo a superare questo momento buio della
sua vita. L’ultima volta l’abbiamo visto in campo contro la Juve all’Allianz
Stadium. In quell’occasione non aveva brillato come suo solito. Era apparso
stanco e poco incisivo, quasi avesse la testa altrove, per questo Gasperini a
un certo punto ha deciso di sostituirlo. Tutto lasciava pensare a una stanchezza
fisica, non certamente a una situazione di così larga e preoccupante difficoltà
personale. Già contro la Lazio, l’Udinese, il Cagliari e la Sampdoria non aveva
brillato e nonostante il suo sforzo, il ragazzo non è riuscito a far scoccare
quella scintilla in grado di fargli dare il meglio di sé. E adesso crediamo
pure che non sia neanche in grado di partecipare con i suoi compagni alla
prossima Champions League che vedrà l’Atalanta affrontare il Paris Saint
Germain. E’ certo che per la squadra di Bergamo fare a meno di Ilicic significa
come per la Juve fare a meno di Dybala o Cristiano Ronaldo. Tuttavia, c’è un
fatto umano da rispettare che va oltre ogni conquista di titolo, trofeo o coppa
che vinci grazie a campioni come lui. Ma la società, la città di Bergamo, i
tifosi della Dea gli sono vicini e con rispetto e pazienza lo aspettano a
braccia aperte. Sì, quelle braccia aperte che nella vita gli hanno dato il conforto
ancor più della fama e della ricchezza. Non sono solo parole, no! Per Josip
Ilicic è il senso della vita, l’essenza dell’umano cui aggrapparsi. Il resto è soltanto
la cornice di un quadro che esprime l’esistenza attraverso i suoi colori sgargianti
e variopinti, che esprimono la bellezza di vedere le cose con gli occhi della
speranza.
Salvino
Cavallaro
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