Chi mi segue su queste pagine di
giornale web, ricorderà che fin da questa estate ho caldeggiato la candidatura di
Simone Inzaghi come ideale nuovo
allenatore della Juventus 2019/20. Non sono stato ascoltato perché si disse che
è troppo giovane, che non ha esperienza internazionale e tanti altri “che” i quali hanno affievolito e poi annullato
l’interesse verso l’attuale allenatore della Lazio. Oggi, col senno di poi e
alla luce di quanto Sarri sta
facendo in casa Juventus, magari qualche ripensamento qualcuno comincia ad
averlo. E non parlo dei tifosi né di noi media, ma faccio riferimento proprio a
Fabio Paratici e Pavel Nedved che sono stati i veri
sostenitori della soluzione B che si era presentata dopo il lungo e
interminabile “NO” di Pep Guardiola
che a chiari lettere ha affermato più d’una volta di non volersi spostare dal Manchester
City. Così, tutti ricorderanno che certe titubanze dei vertici bianconeri per
quanto riguardava il profilo giusto di allenatore del post Allegri (dopo aver perso pure la possibilità per tardivo
convincimento, di fare ritornare Zinedine
Zidane che già conosce CR7) sarebbe
stato quello di Maurizio Sarri. A
dire il vero, ci risulterebbe che Andrea
Agnelli non fosse completamente d’accordo di affidare la panchina della
Juve a questo allenatore che pur avendo dato un gioco nuovo e armonioso al
Napoli e vissuto un anno senza brillare sulla panchina del Chelsea, non avesse spiccate
caratteristiche caratteriali e di immagine adatte alla Juventus. Ma Paratici e Nedved, convinti che l’avvento di Sarri avrebbe apportato un nuovo corso storico a quella Signora d’Italia
che aveva bisogno di scrollarsi di dosso una vecchia immagine di società
vincente ma con un calcio di antico stampo e poco incline alle idee innovative
proposte dal calcio europeo, si decise di tentare la carta dell’ex coach di
Napoli e Chelsea. Oggi, pur in un’annata strana dovuta alla pandemia da covid
19, la Juve di Sarri, pur essendo prima in Campionato a un punto dalla Lazio ed
in corsa per la Champions League, ha perso due appuntamenti importanti come la
conquista della Super Coppa e la Coppa Italia. Ciascuno legga questa situazione
come meglio crede, tuttavia, se facciamo attenzione a quanto questo allenatore
sta facendo in casa Juve, ci si accorge che con il suo fare da integralista
convinto delle sue idee di gioco da inculcare a giocatori che non hanno le
caratteristiche per poterlo attuare: “Se
qualcuno pensa che la Juve possa giocare come giocava il Napoli, si sbaglia di
grosso” – Sarri dixit -. Infatti, più volte l’allenatore napoletano ha
spiegato di avere a sua disposizione giocatori con caratteristiche diverse da
quelli che aveva a Napoli, in una Juventus abituata a sviluppare un calcio
basato sulle individualità dei suoi numerosi campioni, ma che difettava della
logica del gioco di squadra.
Ed è questo il punto sul quale Sarri si sta intestardendo senza
trovare la via d’uscita. D’altra parte, pur riconoscendogli il fatto che al suo
arrivo (tardivo per molte vicissitudini) la rosa della Juventus era già stata costruita
dalla triade ANP, ci domandiamo ancora oggi perché ha accettato di venire alla
Juve se già allora pensava che quei giocatori (Campioni assoluti che
numericamente avrebbero potuto allestire due squadre titolari di grande
qualità) non sarebbero mai stati in grado di sposare il suo credo calcistico. Così,
ancora oggi, dopo avere fatto fuori Mario
Mandzukic, contato su Pjanic che
lo ha deluso, creduto su Khedira che
è sempre infortunato, su Matuidi
ormai in fase calante, Bernardeschi evanescente
calciatore messo in alternativa a Douglas
Costa (anch’egli fragile di muscolatura) Cuadrado sfruttato nel ruolo di difensore, centrocampista,
attaccante, e poi Chiellini e Demiral infortunati, Rabiot da dimenticare, Ramsey utile ma anch’egli incapace di
capire cosa voglia l’allenatore da lui (se trequartista o mezz’ala) Higuain a fase alterne e ancora Dybala e Ronaldo che Sarri considera dei titolari tatticamente anarchici. Campioni
assoluti di calcio cui non gli si dà la possibilità di esprimersi come vogliono
per caratteristiche tecniche, ma devono necessariamente ubbidire a un allenatore
che cambia continuamente formazione nella speranza di trovare quel bandolo di
una matassa che pare ingarbugliarsi sempre più. E a questo punto di una
stagione anomala, in cui si deve fare in fretta per ultimare il Campionato e la
Champions, Sarri e la Juve si trovano davanti a una situazione in cui non hanno
ancora espresso il gioco che tutti avevano sperato, con l’aggravante che tutte
le squadre che affrontano la Vecchia Signora hanno trovato il metodo per
imbrigliarla. Si tratti di una grande squadra o di una più modesta, tutte hanno
capito che basta disporsi in campo in maniera ordinata, chiudendo gli spazi
sugli esterni e infoltendo il centrocampo, che si preclude così la possibilità
ai campioni della Juve di arrivare a tirare in porta. Tutto questo costringe i
giocatori di Sarri a non trovare
spazi utili per esprimere il proprio gioco che, per forza di cose, si inibisce
nella verticalizzazione e nei passaggi filtranti per mandare in gol Ronaldo, piuttosto
che Higuain, o qualche
centrocampista o difensore che a turno vengono avanti per incrementare la fase
di possesso palla. E così Sarri s’incaponisce, prova, riprova Ronaldo
centravanti, poi capisce che il pallone d’oro ha bisogno di partire da sinistra,
saltare l’uomo e possibilmente tirare in porta, ma continua a farlo giocare in
mezzo all’area di rigore perché non ha un centravanti di ruolo, visto che
Higuain è infortunato. Insomma, tutto questo porta a una gran confusione nella
mancanza della morbidezza mentale di Sarri, il quale continua a insistere come
se i suoi giocatori fossero manovrati da fili. E adesso, dopo la cocente
delusione della sconfitta contro il Napoli e la perdita della Coppa Italia, la
Juventus deve unirsi in toto per centrare l’obiettivo Champions e Scudetto. In
fondo, era proprio questo che all’inizio di stagione chiedeva la Società, i
tifosi, e tutto l’entourage bianconero. Riuscirà Sarri nell’impresa? Chissà!
Salvino
Cavallaro
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