AVVINCENTE ED EMOZIONANTE DERBY DELLA MOLE


Partita intensa e spettacolare
tempo: 38ms
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Torino Stadio Grande Torino, 12/12/2016 -


Torino 1 – Juventus 3. La Juve vince il derby della Mole. Onore al merito. Ma chi non ha visto la partita lasciandosi attrarre dal risultato così eclatante, potrebbe pensare che per i bianconeri sia stata una passeggiata. Non è così. Nell’analisi tecnico - tattica di un derby davvero interessante sotto il profilo del gioco, abbiamo notato un inizio arrembante del Toro che è andato in vantaggio nei primi venti minuti della partita con l’irrefrenabile “gallo” Belotti, che per lunghi tratti della gara ha messo in difficoltà Rugani e la difesa bianconera. Un moto perpetuo capace di aggredire, carpire palloni, ringhiare in ogni occasione d’attacco della squadra granata. Poi, poco più tardi, il “pipita” Higuain infila il portiere Hart con un tiro di destro che si insacca nell’angolo del palo esterno del portiere granata. Una disattenzione imperdonabile della difesa del Toro, che in una delle tante ripartenze improvvise della squadra di Allegri, ha lasciato campo libero al devastante Cuadrado che in velocità ha passato la palla a Mandzukic, il quale ha trovato in verticale un pallone per Higuain; e così il gioco è fatto. Un 1 a 1 momentaneo che sembra proprio il destino dei due attaccanti, quasi a volere dimostrare il loro valore comparabile ai 200 milioni di euro scarsi, con relativa clausola rescissoria. E’ il frutto del calcio moderno e degli iperbolici contratti su cui potremmo dilungarci a dismisura. Ma, continuando l’analisi del derby con la faccia di Torino e Juventus, questa volta dobbiamo dare atto a Max Allegri che si è presentato allo stadio Grande Torino con Sturaro al posto di Pjanic (entrato sul finire della gara e autore del terzo gol), prevedendo una partita di battaglia e meno tecnica. E così è stato, perché il Toro arrembante sotto il profilo dell’intensità agonistica, dopo il primo gol non ha saputo raddoppiare. Merito del 4-3-3 voluto dall’allenatore della Juventus che in fase di interdizione diventava un 4-4-2, capace di contenere l’aggressività dei granata. Mihajlovic, da parte sua, sull’1 a 1 ha pensato di vincere la partita e con un atto di coraggio, nel secondo tempo ha tolto Benassi per Boyè, Baselli per Martinez, lasciando il trio d’attacco composto da Iago Falque, Belotti e Ljajic. Si può pensare a una pazzia, ma l’allenatore granata non è nuovo a queste mosse tattiche che rivoluzionano e danno spinta estrema all’attacco, indebolendo tuttavia il centrocampo. Ma il rischio è nel suo DNA, è il suo modo di vedere il calcio propositivo e con gli attributi. D’altra parte se non ci si accontenta di uno scialbo pareggio, bisogna pur attaccare per vincere. Teorie che qualche volta non sono condivisibili nel calcio, soprattutto quando si perde. E se il Toro avesse vinto? Beh, allora saremmo tutti qui a elogiarne le mosse tattiche. Ma ritornando alla Juve, dobbiamo dire che come per incanto sembra aver ritrovato la fisionomia di un gioco che aveva perso per strada. Evidentemente la squadra di Max Allegri aveva bisogno di essere pungolata nell’orgoglio. E, ironia della sorta, il Toro con il suo essere arrembante e ad inizio gara pure asfissiante nel pressing alto, ha sollecitato il ritrovamento di un carattere bianconero che si era perso persino nel mare di Genova. Pensiamo che la vittoria della Juventus possa racchiudersi proprio con questa analisi, perché abbiamo visto finalmente quelle verticalizzazioni di gioco sperato e mai visto, soprattutto a beneficio del “pipita” Higuain che, guarda caso, ha siglato la sua doppietta di giornata. Quando hai in squadra giocatori di tale levatura, devi metterli in condizione di rendere al 100%. Altrimenti è davvero uno spreco! Si chiude così il tanto atteso derby della Mole, il primo della stagione 2016-17. Adesso la Juve può gestire tranquillamente il suo vantaggio in campionato e pensare ad un Febbraio che la vedrà avversaria del Porto in Champions League. Per quanto riguarda il Toro, invece, è importante smaltire in fretta la delusione del derby che, come dicevamo qualche tempo fa, non deve più rappresentare l’unico senso del campionato, ma soltanto una partita che è diversa dalle altre e niente più. L’ambiente granata, Mihajlovic e i suoi ragazzi devono riprendere la strada interrotta perché questo Toro è maturato, ha alzato notevolmente l’asticella tecnica ed ha sposato una volontà vincente. Quella del suo allenatore che in qualche partita dice: “Non volevo accontentarmi del pareggio…” Erano anni che non si parlava e si agiva così in casa granata…..

Salvino Cavallaro                 

Salvino Cavallaro