A ROMA, IL TORINO PERDE IMMERITATAMENTE


Il Torino sfiora lo sgambetto alla Roma
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Roma Stadio Olimpico, 26/03/2014 -

L’eterna opinabilità del calcio che spesso fa vedere realtà diverse da angolazioni opposte, non riesce mai a farci capire qual è l’oggettività sulla valutazione di un match. Essere obiettivi e super partes nel descrivere l’andamento della partita, diventa sempre più difficile. Così, se poniamo in analisi l’incontro di calcio di Roma tra i giallorossi di Garcia e il Torino di Ventura, ci accorgiamo quanto sia difficile essere equilibrati sul giudizio del gioco visto in campo nell’arco di tutti i 94 minuti della partita. A sentire Garcia nelle sue dichiarazioni post gara, sembrerebbe che il Torino abbia condotto una partita d’attesa per poi colpire in contropiede. A noi è parso, invece, che il Toro abbia condotto una gara volitiva sotto l’aspetto propositivo del gioco, chiudendo bene gli spazi a centrocampo e imponendo ottime ripartenze. successive alla fase di un contenimento dettato a tratti più dallo svolgere del gioco stesso, piuttosto che dalla scelta tattica voluta fin dalla partenza dai granata. Il gioco del Torino, nonostante in alcune fasi della gara si presentasse con un 5-3-2 piuttosto che con il 3-5-2 di partenza, è stato armonico in maniera tale da far soffrire la Roma fino all’ultimo per avere la meglio. Chi ha visto la partita ha potuto notare quanto il Torino sia apparso meglio messo in campo al cospetto di una Roma che pur riconoscendogli una oggettiva superiorità tecnica, non ha saputo chiudere facilmente la partita a causa di troppi errori a centrocampo. Il Toro, invece, intelligentemente ha saputo contrastare i giallorossi proprio in quella nella zona nevralgica del campo, con Vives sugli scudi e con El Kaddouri e Kurtic coadiuvati in più occasioni a turno da Darmian e Vesovic, allungandosi a elastico in fase di attacco e di interdizione, con un buon movimento nel non possesso palla. Più di una volta abbiamo visto l’efficienza e l’intraprendenza di Glik, Maksimovic e Moretti che non hanno disdegnato di aiutare Cerci e Immobile in fase d’attacco. Non ci pare d’avvero che il Torino si sia presentato a Roma con l’intento di non perdere e di fare le barricate, tutt’altro! Il fatto che la Roma abbia sofferto fino al 91esimo per avere ragione di un bel Toro, la dice lunga su quanto i granata abbiano reso la vita dura ai giallorossi di Garcia che, dopo aver segnato il secondo gol con Florenzi, hanno dato l’impressione di essersi liberati da un incubo. Tutto questo va certamente a vantaggio di un Torino che, a nostro avviso, se avesse vinto questa partita non avrebbe certamente demeritato. Se poi l’avesse pareggiata (come forse sarebbe stato più giusto) non avrebbe sicuramente rubato nulla, anzi avrebbe magari recriminato su più d’una occasione fallita e non aver vinto. Un po’ in ombra c’è parso Cerci, sicuramente non nel suo periodo migliore. In compenso, Immobile ha segnato un gol da cineteca e si mangiato (come spesso gli accade) alcune palle gol che avrebbero consentito al Toro di andare in vantaggio. La Roma ha avuto il merito di crederci fino alla fine, ma la squadra di Garcia sembra risentire il peso del dover vincere sempre a tutti i costi per poter ancora sperare di acciuffare la Juve (impresa che appare ormai ardua) e consolidare il secondo posto in classifica a discapito del Napoli. Per quanto riguarda il Toro, come dicevamo, ci sono ottime indicazioni di gioco ma, purtroppo, non di risultato. I dieci punti mancanti dalla classifica, dovuti a chiari errori arbitrali, avrebbero messo i granata ad aspirare all’Europa. Ma questo è l’ennesimo discorso penalizzante per il Torino che, purtroppo, continua a non avere peso politico nell’ambito dello sport. E’ giusto che il presidente Cairo si faccia sentire, tutelando l’immagine del Toro e adeguandosi ad un sistema in cui bisogna fare presente apertamente le troppe ingiustizie che penalizzano in maniera totale. E pensare che anche Garcia si lamenta delle sviste arbitrali che, a suo dire, durante questo campionato avrebbero penalizzato la sua Roma. Ognuno difende le proprie ragioni. Perché il Toro no?

Salvino Cavallaro       



Salvino Cavallaro