TORINO, CHE TI SUCCEDE?


Nell’analisi della rocambolesca partita vista al Tardini tra Parma e Torino
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12/03/2013 -

Nell’analisi della rocambolesca partita vista al Tardini tra Parma e Torino, emerge evidente uno stato confusionale che, ormai da qualche partita, sembra attanagliare il Toro in un pericoloso momento di mancanza di autostima, sicurezza e idee. Dopo l’altrettanta strana partita persa a Cagliari in maniera assolutamente assurda, la squadra di Ventura ripete un quarto d’ora finale da choc che è figlio di un’amnesia totale palesata con troppa consuetudine. In primis la difesa, ma anche centrocampo e attacco sono allo stesso modo imputati di non aver saputo portare a termine una vittoria che, per le trame di gioco messe in evidenza, sarebbe stata strameritata. E allora, cosa succede improvvisamente nelle menti dei giocatori del Toro? Ci sembra più un problema adatto alla psicanalisi che ad un fatto da attribuire a problematiche tecnico – tattiche. Un ripetersi di situazioni negative che lasciano pensare ad una involuzione pericolosa di squadra che si manifesta non attraverso la mancanza di gioco, ma con un inaspettato smarrimento totale. Una sorta di dottor Jekyll e Mr. Hyde, una doppia figura che si annida tra le pieghe di calciatori che fino a poco tempo fa hanno dimostrato determinazione e sicurezza nei propri mezzi. C’è davvero qualcosa di strano dal punto di vista del comportamento in campo, qualcosa che richiede un’immediata e attenta soluzione. A Parma, il Toro è andato in vantaggio e, seppur Bianchi ha sbagliato due facili occasioni per andare in gol e chiudere la partita, non c’erano le avvisaglie di perdere poi una partita condotta con ottime ripartenze, movimento senza palla e interessanti trame di gioco. C’è stato poi un momento in cui il Parma sembrava avviato all’ennesima sconfitta di questi ultimi tempi. Poi, improvvisamente, si spegne la luce e l’oscurità mentale s’impossessa malignamente della squadra di Ventura. Risultato? 4 pere sul groppone, tripletta di Amauri, gol di Sansone e tutti a casa amaramente. La cosa che fa più rabbia è che questo Toro gioca bene, sa fare calcio come per anni abbiamo desiderato di vedere e, proprio adesso che si è trovato il bandolo della matassa, ecco ciò che non t’aspetti; l’inspiegabile, metamorfosi che sa d’imponderabile. Adesso tocca a Ventura correre ai ripari e capire, più da psicologo che da allenatore di calcio, che cosa succede al suo gruppo. Le partite incalzano e il Toro adesso si trova a dovere affrontare un calendario per nulla facile. Tuttavia, riteniamo che in questo momento il vero avversario del Toro sia proprio se stesso e, come tale, urge correre ai ripari se non si vuole ricadere nel pericoloso vortice delle squadre che lottano per la salvezza. Noi, vedendo questo Toro giocare a calcio vero, non possiamo che essere fiduciosi per il prossimo futuro granata, perché da sempre è il gioco che paga e non le “nebbie” mentali che possono e devono essere passeggere. Si trovi dunque la causa della malattia improvvisa e si proceda decisamente con la giusta e salutare terapia. Faccia presto, mister Ventura!

Salvino Cavallaro           

 

 

 

 

Salvino Cavallaro