NIBALI, DA SQUALO A YETI


Dopo l’impresa
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28/05/2013 -

Dopo l’impresa delle Tre Cime Lavaredo chiamare ancora Vincenzo Nibali “ lo squalo dello stretto” verrà sempre più difficile,soprattutto per chi non è delle nostre parti.
Uno yeti,l’uomo delle nevi, così è passato nell’immaginario dei tifosi del ciclismo e così sarà per tutti,anche per noi messinesi, perché il ciclismo s’identifica con la montagna,con  le salite impossibili su cime inarrivabili. Sui volti scavati di Coppi,di Bartali, di Gimondi e di Pantani il ciclismo ha scritto le pagine più belle di una storia,che spesso si è tramutata in leggenda e questa a sua volta è diventata talvolta  favola. Come è diventata per il nostro Vincente,così la stampa sportiva comincia a chiamarlo, che l’aveva promesso,sussurrato,sperato dopo il venerdì nero che aveva inchiodato alle sue responsabilità Danilo Di Luca,recidivo impenitente, davvero una brutta pagina per la corsa in rosa. “E’ come se avessi perso il mio Giro. Ha rovinato tutto,ora che si fa?” così si era espresso con i compagni della Astana,la sua squadra. Ventiquattro ore dopo lo “squalo messinese” con la rabbia in corpo,che solo la fame di un meridionale ti spinge ad avere, fa spettacolo e cancella i sospetti e le illazioni,che stavano per far crollare la credibilità di un’impresa epica,coraggiosa,commovente,che sapeva di antico. Era l’unica maniera per riconquistare il pubblico,che ha applaudito infatti sotto la tormenta,indifferente alla neve,che aveva coperto anche le sopracciglia dei corridori,perché ha ritrovato quel  campione,che ormai cercava solo fra i ricordi e i busti in bronzo dei Pantani e dei Coppi.A riscaldare i cuori ci  ha pensato lui,lo Yeti in rosa,lo Squalo in bicicletta,Vincenzo Nibali ,che parte in progressione secca,s’inerpica su quelle salite sempre più dure e stacca tutti dalla sua ruota:qui finisce il Giro e inizia la storia di un altro campione delle due ruote.Il ciclismo italiano ne aveva bisogno:dopo Pantani la gente si era disillusa e pensava che mai nessuno avrebbe potuto ereditare lo scettro del povero Pantani. Chi l’avrebbe mai creduto che un messinese,cresciuto a forza di arancini del mitico Famulari,la cui rosticceria confina con la videoteca dei genitori in via Cesare Battisti proprio davanti all’università, si sarebbe mangiato in un sol boccone il britannico Wiggins e non solo. In questo “Giro on ice” ,dove i pattinatori avrebbero fatto la loro buona figura,e il meteo invece ha fatto il bello e il cattivo tempo, lui ne è uscito da gigante delle nevi,mentre i suoi avversari, nati ed abituati ad altre latitudini, si sono irrigiditi sui pedali o ammalati di bronchite. Lo sport non finirà mai di sorprenderci e  il ciclismo non finirà mai di scrivere storie di eroi sull’asfalto di strade poco percorse,quasi dimenticate dall’uomo,che rivivono per incanto un giorno, dando libero sfogo alle gesta di  un cavaliere senza macchia né paura in sella ad un destriero con due ruote,che lo porterà lassù in cima,dove l’attende la corona di Re supremo del 93° Giro d’Italia!

Attilio Andriolo

IlCalcio24 Redazione