Sul volo Alitalia AZ1417 Roma - Torino del 12 settembre 2012, ho avuto modo di viaggiare assieme a Mirko Vucinic e Cristina Chiabotto. L'incontro è stato casuale, una piacevole coincidenza che ci ha accomunato in un viaggio di ritorno a Torino. Il centravanti montenegrino era reduce dalla partita della sua nazionale contro il San Marino. Una "passeggiata" calcistica dal risultato tennistico. Un 6 a 0 a favore del Montenegro che non si presta a nessun commento di sorta e che non ha avuto neanche il bisogno di fare giocare il suo campione più rappresentativo. Vucinic, infatti, è rimasto in panchina. Ha l'aria rilassata Mirko, con l'espressione di chi si è dovuto spostare da Torino solo per onorare la convocazione della sua nazionale impegnata in un incontro di calcio di facile portata. Ci incontriamo sui gradini della scaletta che porta all'interno dell'aereo e, dopo essermi accorto di lui, mi presento con il mio titolo di giornalista sportivo. Non abbiamo avuto mai l'occasione d'incontrarci prima d'ora, se non per le interviste del dopo partita in conferenza stampa che, di solito, sono rappresentative di un covo di banalità. Così, approfittando dell'appetibile occasione della nostra vicinanza dettata dal fato, gli faccio i complimenti per il suo nuovo look personale. "Senza barba né baffi, sembri più giovane" gli dico per rompere il ghiaccio. "Sarà", risponde lui con tono scherzoso "l'ho fatto per pesare meno e, di conseguenza, faticare ancora meno nella corsa". Ma, bando agli scherzi, parliamo di cose serie, gli dico salendo a rilento la scaletta. Che cosa pensi della Juve di oggi? "Posso dirti che è più forte dell'anno scorso e, anche se non è arrivato il top player che tutti desideravano, sono sicuro che io, Giovinco, Matri e Quagliarella non lo faremo rimpiangere. Senza dimenticare il danese Bendtner che è un campione e sono certo che si integrerà presto nella nostra squadra". Intanto, frettolosamente, arriviamo in alto alla scaletta e, entrati in aereo, lui si accomoda in un posto che però è lontano dal mio. Ciao Mirko e auguri per il tuo futuro. Mentre proseguo per la ricerca del mio posto numerato, vedo Cristina Chiabotto. Alta, statutaria, bella come l'avevo vista due anni fa. Ricordo che la intervistai per "Stadio Goal" in veste di tifosa juventina. Commentavamo insieme quella Juventus di Del Neri che, nonostante fosse la brutta copia della squadra di oggi, non fu mai criticata dalla bella Cristina che stravede da sempre per la "Signora del calcio italiano". Ricordo che non fu un'intervista imperniata sull'approfondimento di concetti tecnici e tattici, non lo poteva essere per una bella tifosa come lei che s'intende solo di passione legata alla sua Juventus e, nonostante il mio insistere velato, per fomentare la polemica del pallone bianconero di allora, lei non si scompose più di tanto. Oggi la rivedo, mi guarda con gli occhi di chi sta pensando "Ma questo dove l'ho visto?". Le stringo la mano, la saluto cordialmente e le tolgo il piccolo dilemma e la fatica di ricerca mnemonica sulla mia persona. "Sono Salvino Cavallaro, il giornalista sportivo di Torino, ricordi?". "Si, come no! Ecco chi sei. La mia Juve è sempre più forte anche senza Alex Del Piero. Devo però dirti che mi manca. Per me è il simbolo del calcio pulito, un autentico campione che ha fatto grande una certa Juventus". A questo punto, non posso ancora continuare il mio dialogo con lei perché dietro di me la gente spinge per andare avanti e, io, non posso più dilungarmi, altrimenti intralcerei tutto. La saluto frettolosamente con un arrivederci alla prossima volta. Volevo anche dirle che quell'intervista l'ho pubblicata nel mio ultimo libro intitolato "Tra interviste e altro", ma non ho proprio fatto in tempo. Pensavo di poterglielo dire al nostro arrivo all'aeroporto di Caselle Torinese, ma non è stato possibile. Mirko e Cristina sono scomparsi misteriosamente tra la folla, ma è stato bello ugualmente incontrare persone che, nonostante la notorietà, non disdegnano le relazioni con la gente comune. Non avere la "puzza sotto il naso" è segno d'intelligenza e di rispetto verso le persone. Questo ci piace davvero!
Salvino Cavallaro
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