IL TORINO È SALVO, MA QUANTA SOFFERENZA


Il Toro si assicura
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15/05/2013 -

Soffrire sta diventando un’abitudine. Anche nel campionato 2006-’07 e 2007-’08 il Torino si salvò con un turno d’anticipo. Pareggiando 1 a 1 al Bentegodi di Verona, il Toro si assicura così la partecipazione in Serie A nel prossimo campionato 2013’14. Altro giro altra corsa e, almeno per il prossimo anno, il derby della Mole mette in sicurezza l’importantissimo evento del football cittadino. Ma quanto è stato difficile e stiracchiato questo campionato per il Toro, anche se, a onor del vero, i granata di Ventura avevano dato la sensazione di un andamento abbastanza regolare, almeno fino a buona parte del campionato stesso. A tratti abbiamo pure visto bel gioco; poi si è spenta la luce, e il Torino è ripiombato inaspettatamente nel vortice della bassa classifica che spesso preclude a un inevitabile retrocessione. Ma, per fortuna, dopo la grande paura, ecco che sono arrivati quegli striminziti punti capaci di evitare il peggio. Ora comincia il bello, perché programmazione e volontà d’investire devono necessariamente fondersi per far lievitare le ambizioni di un Toro che non può più essere relegato tra le squadre meno importanti d’Italia. Tutto ha un limite e Cairo deve capirlo una volta per tutte. I bilanci della sua prima azienda, ovvero l’editoria, vanno a gonfie vele nonostante le difficoltà economiche generali del nostro Paese. Dopo l’acquisto de La7, stentiamo a capire quale delle tre aziende in possesso del presidente granata sia per lui quella di minore importanza. E, come abbiamo già detto, se la priorità viene data alla Cairo Editore, quale tra La7 e il Torino F.C. risulta essere di maggiore importanza? E’ un amletico dilemma cui soltanto il tempo potrà dare la giusta risposta. C’è però un dato di fatto inconfutabile, e cioè che per il Torino non ci sono mai soldi. Una storia annosa le cui considerazioni ci porterebbero troppo lontano nel tempo, tenuto conto dell’avvicendarsi negli anni di presidenti poco inclini a fare il bene del Toro e molto attenti a fare i propri interessi. Ma, lasciando perdere ogni dietrologia di sorta, cerchiamo di porre sotto analisi la situazione del Toro intesa come squadra. Partendo dal presupposto che il Toro ha l’assoluto bisogno di crescere, di diventare grande tra le grandi del nostro campionato, urge mettere da parte ogni mezzuccio o mentalità risparmiatrice atta a tamponare chiare voragini di qualità tecnica. Intanto bisogna ripartire da Cerci, un giocatore che per il Toro rappresenta il valore aggiunto. E, ammesso che nel suo intendimento ci sia il desiderio di rimanere in casa granata, per fare questo urge riscattarlo con 5 o 6 milioni di euro. Riuscirà Cairo a investire su di lui? Poi, tenuto conto della ormai sicura partenza di Bianchi e della probabile cessione di Angelo Ogbonna, bisognerà rinforzare i reparti di difesa che conta già di Glik e del “pelado” Rodriguez come centrali, e di Meggiorini, Barreto e Jonathas come attaccanti. Troppo poco, davvero troppo poco, per affrontare un campionato almeno dignitoso e di media alta classifica di serie A. E poi le note dolenti del centrocampo, dove Gazzi, Brighi, Basha, Santana, Birsa e Vives hanno assoluto bisogno di un giocatore che possa rappresentare il faro, una sorta di collante, di leadership di gruppo che attualmente non c’è. E poi, Giampiero Ventura: siamo sicuri che il prossimo anno sarà ancora l’allenatore del Torino? Alcuni rumors insistenti ci dicono che il coach ligure stia pensando di trasferirsi a Palermo, là dove l’elemento di ricostruzione ha la priorità su ogni altra cosa. D’altra parte, le caratteristiche dell’ormai navigato mister Ventura, fanno pensare a un profilo d’allenatore capace di lavorare bene proprio in ambienti che desiderano rinascere, così come era successo al Toro fin dal giorno in cui è arrivato. Insomma, tutto è possibile, anche in considerazione del fatto che Ventura sembra non godere più in toto la fiducia del popolo granata, il quale lo ritiene responsabile di scelte tecniche che, talora, si sono rivelate impopolari. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane. Una cosa è certa, il presidente Cairo deve sapere che il popolo granata è stanco di soffrire sempre e, come tale, urge l’acquisto di giocatori veri, capaci di far fare il salto di qualità al Torino.  Non ci sono i soldi? Per il Toro si devono trovare, così come li ha trovati per comprare La7. Oggi si chiede d’investire con oculatezza, capacità programmatica e idee chiare. L’improvvisazione e il minimalismo del risparmio a tutti i costi non si addicono al calcio che conta, né ai suoi ambiziosi progetti. Per tanti anni il Toro è stato vittima di troppa sbagliata mentalità dell’accontentarsi. Ora basta, il Torino merita un posto al sole. Vero signor Cairo? 

Salvino Cavallaro             


Salvino Cavallaro