Se si pensa a quella che è
stata la storia recente dell’Inter, viene davvero da mettersi le mani in testa
per la disperazione di ciò che sta succedendo. La società nerazzurra sembra
avere perso il carisma di ciò che significa primeggiare nell’organizzazione e
quindi nei risultati. Da molto tempo abbiamo registrato insanabili attriti tra
la nuova società Suning e Mancini, vuoi per incompatibilità di
vedute, vuoi per il punto cruciale per cui l’allenatore Jesino è stato estromesso
dal ruolo di manager che interviene sul mercato. Un po’ come dire: “Occupati di allenare la squadra, che al resto ci pensiamo noi”. Tutto questo
non è andato giù a Mancini che ha sempre preteso di avere voce in capitolo per
quanto riguarda l’acquisto e la cessione dei giocatori nerazzurri. Così ha
rifiutato di firmare un contratto che lo avrebbe visto allenatore (e basta)
dell’Inter fino al 2018. In questo modo, alla mezzanotte del 7 Agosto si è
firmata la risoluzione consensuale delle parti che si è definita con due
milioni di Euro a Mancini, sciogliendo immediatamente qualsiasi rapporto.
Adesso la squadra sarà affidata a Frank
De Boer, il tecnico olandese tanto voluto da Thohir, pur nella sua funzione
di azionista di minoranza. In questa scelta non vediamo grande lungimiranza,
soprattutto in relazione al fatto che il nuovo tecnico dell’Inter avrà bisogno
di tempo per conoscere il calcio italiano in tutti i suoi aspetti. Meglio
sarebbe stata una figura di tecnico italiano di prima fascia, che potesse
riprendere in mano il bandolo di una matassa che appare troppo ingarbugliata. Lo
abbiamo già detto parecchie volte, a nostro avviso a questa Inter manca una
figura di riferimento che conosca bene l’ambiente nerazzurro e che possa
dirigere in modo specifico e sapiente, ciò che non sono in grado di fare i
nuovi padroni dell’Inter. Bene Ausilio, e poi? Il nulla! C’è disordine e
soprattutto anarchia in questa gloriosa società che ha perso la dirigenza
impeccabile di un tempo che si chiamava Moratti. Angelo o Massimo che fosse, si
trattava di una dirigenza fatta in casa che sapeva di passione nerazzurra. Non
vogliamo certamente cadere nella dietrologia che ci condurrebbe, di fatto,
nella facile retorica, tuttavia pensiamo che nonostante i problemi economici
che affliggono il nostro Paese e i suoi imprenditori di sempre, resta il fatto,
che il calcio, almeno a livello dirigenziale, debba essere condotto da figure
nostrane. Va bene acquistare i campioni del pallone che arrivano dall’estero,
anche se crediamo debbano essere comunque ristretti in un numero inferiore a
quello attuale. E va pure bene che i cinesi siano interessati a investire nel
nostro calcio, dando continuità e vita alle casse societarie non più floride
come una volta. Ma la parte tecnica e organizzativa no, quella dovrebbe essere
comunque affidata a chi conosce l’ambiente e la storia della società di
appartenenza. Gente che mastichi calcio italico, che non si confonda con i
problemi economici e finanziari della società. A ciascuno la propria competenza
di settore, senza intrusioni o invadenze, ma con la consapevolezza di avere le
credenziali del far bene. Gente giusta al posto giusto. Ben vengano i cinesi a
investire nel calcio italiano, ma abbiano la ragionevolezza di volersi affidare
a chi il football di casa nostra lo conosce bene. In fondo è anche nel loro
interesse che le cose vadano per il verso giusto. Adesso, Frank De Boer si
troverà una squadra con un Candreva appena arrivato e con altri giocatori dei
quali dovrà capirne le caratteristiche tecniche per abbozzare un assetto
tattico che presumibilmente si avvicinerà al credo olandese, e cioè un calcio
fatto di marcature a zona e trame di gioco che si sviluppano con la coralità di
squadra per le logiche offensive. Vedremo cosa accadrà. Noi siamo molto
scettici. Per l’Inter e i suoi sostenitori, ci auguriamo davvero di sbagliare.
Salvino
Cavallaro
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