FATTI E MISFATTI DELLA CLASSE ARBITRALE


Arbitri
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29/10/2012 -

“Diman tristezza e noia recheran l’ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno”. Così scriveva Giacomo Leopardi da Recanati, grande nella poesia come nella malinconia del suo “Sabato del villaggio”. Questo pensiero ci offre una singolare riflessione sugli avvenimenti calcistici di sabato e domenica appena trascorse e sulle correlate decisioni arbitrali che, per i loro errori talora evidenti, ci inducono a scrivere a malincuore e in maniera stucchevole di fatti e misfatti arbitrali, piuttosto che di calcio giocato. Oggi, quel “travaglio usato” di leopardiana memoria si riflette in noi, giornalisti del settore sportivo, come chi deve tornare a scrivere non solo di calcio e in maniera disarmata, disarmante e svuotata da stimoli verso un mondo che amiamo e al quale, ogni volta, tentiamo di dare il giusto significato. Milano, Firenze, Roma, Torino e, soprattutto, Catania, sono stati teatro di errori arbitrali, di decisioni indecise, di confusione e di mancanza di sicurezza da parte di chi dovrebbe infonderla. Sei arbitri in campo per sbagliare. Il “primo” è l’arbitro, le cui decisioni dovrebbero essere definitive, a seguire i due assistenti di linea, poi il quarto uomo e, dulcis in fundo, due altri arbitri sulla linea delle due porte per verificare se il pallone, in caso di gol non gol, ha superato per intero la linea di porta. Un plotone di giacchette nere che, come abbiamo potuto appurare in altre occasioni, concorre ad aumentare la confusione totale piuttosto che diminuire l’errore umano. A Catania si è toccato il paradosso che alimenta la commedia dei fischietti italiani, rei di aver agevolato una Juventus che non ha certo bisogno di aiuti esterni e che si ritrova, suo malgrado, a dover riesumare dagli armadi certi scheletri che non finiscono mai di essere definitivamente sepolti. Il 48esimo risultato consecutivo ottenuto a Catania dalla Juventus, porterà, infatti, uno strascico infinito di furibonde polemiche. Questa la dinamica dell’azione incriminata. Il Catania va in gol con Berghessio dopo che Marchese sull’out di sinistra crossa da trequarti campo, trova la correzione di Spolli il quale prolunga il pallone per Lodi che ne corregge ulteriormente la traiettoria. La sfera impatta contro il palo di Buffon e, rimbalzando, trova Berghessio che insacca. Il gol è regolare, perché non sussiste alcun fuorigioco. Ma la gioia dei catanesi dura solo 45 secondi perché, alle proteste juventine che s’innescano da parte della squadra in campo e della panchina, ne scaturisce un conciliabolo infinito tra l’arbitro Gervasoni, il guardalinee Maggiani e l’arbitro di porta Rizzoli. E così, dal lungo travaglio nasce la decisione di annullare un gol validissimo. Pulvirenti è espulso per proteste e lo scorrere continuo del replay televisivo è impietoso. Poi, come se non bastasse, la saga degli errori arbitrali in quel del Massimino di Catania si fa davvero insostenibile quando la Juve segna il gol della vittoria con Vidal ma, nella meccanica dell’azione, le telecamere scoprono un evidente stato di fuorigioco iniziale da parte del danese Bendtner. La Vecchia Signora gioisce, anche se, questa volta, non ci sono davvero gli estremi per poterlo fare. Sono questi i fatti di una giornata di calcio nata male e finita peggio, a causa delle errate decisioni arbitrali. Ma c’è ancora un fatto inedito che desideriamo mettere in luce per la sua positività. L’agenzia di scommesse Paddy Power, a seguito degli incresciosi errori arbitrali di Catania Juventus, ha deciso di pagare come vincenti tutte le scommesse singole relative alla partita del Massimino. “Certe volte un risultato è talmente ingiusto, che è più giusto rimborsare il denaro allo scommettitore”. Questo è il messaggio che un bookmaker irlandese ha deciso di lanciare per inaugurare un sistema di correttezza in un mondo che è sempre nell’occhio del ciclone. Ogni tanto, una cosa buona non guasta! Resta inconfutabile l’aspetto errato di certe designazioni arbitrali che dovrebbero essere riviste, almeno in quelle che sono le mansioni sul campo. Un arbitro internazionale come Rizzoli non può essere relegato a fare l’arbitro di porta che è posizione sminuente rispetto alla terna arbitrale che deve invece essere composta da nomi che diano maggiori garanzie di capacità e sicurezza. Nel caso della partita di Catania, le parti si sono invertite e, pur non potendo avere nessun riscontro di sorta, ci domandiamo: “Che cosa sarebbe successo se Rizzoli avesse diretto la partita e Gervasoni fosse stato l’arbitro di porta?”. Questo, col senno di poi, non lo sapremo mai!

Salvino Cavallaro

 

 

 

 

 

 

 

   


Salvino Cavallaro