E mentre stiamo assistendo alla
parata delle stelle in Champions League, a Torino dilaga il tormentone di casa
granata. Belotti si o no - resta o và?
- Sono decenni ormai che i sentimenti e le bandiere del calcio non esistono
più. E oggi sarebbe persino anacronistico pensare che un giocatore del suo
valore possa restare in una squadra dove si trova bene, è acclamato dai tifosi,
ed è il leader della sua squadra che, tuttavia, non parteciperà alla vetrina
europea del prossimo anno. Forse neanche lui stesso è padrone di stabilire un
suo eventuale desiderio di conferma. Leggi di mercato, sponsor, società e
procuratori, sono sempre lì in agguato per acquisire l’affare del secolo. Andrea Belotti, 23 anni, talentuoso
centravanti del Toro, costituisce proprio l’affare del secolo per il presidente
Urbano Cairo che si frega
giustamente le mani al sol pensiero di incassare la clausola di 100 milioni di
euro, da lui stesso imposta in sede di contratto. Josè Mourinho, Antonio Conte
e Carletto Ancelotti sono pronti ad
averlo in squadra, sicuri che le loro società di appartenenza non baderanno
tanto al denaro da spendere, ma all’apporto tecnico che un giocatore come Belotti può dare all’interno della loro
squadra. United, e Chelsea e Bayern Monaco sono già pronti a gareggiare per accaparrarsi il “Gallo” Belotti, senza se e senza ma.
Dunque, come può rinunciare Cairo a una tale montagna di denaro, anche in
considerazione del fatto che il Toro non parteciperà a nessuna competizione
europea? Noi diciamo che il problema sta nella società, perché questa volta più
che mai il presidente Cairo deve uscire allo scoperto nel delineare una squadra
con ambizioni di primato, oppure vivacchiare a centro classifica, facendo
girare il denaro incassato a beneficio delle sue tante aziende. E’ arrivata
l’ora di guardarsi negli occhi, senza illudere più i sogni di tanti tifosi granata
che vogliono qualcosa di concreto che si chiama progetto, che si chiama
chiarezza, che si chiama andare oltre l’apparenza di un tifo effimero che non
raccoglie mai fatti concreti. Insomma, se si vuole costruire un Torino
all’altezza dei primi della classe, lo si faccia attraverso la montagna di
denaro che si incasserà per la vendita del Gallo
Belotti. Si spendano tutti gli euro fino all’ultimo centesimo, comprando
calciatori di alto livello, capaci di venire al Toro non solo per i lauti guadagni
ma anche per un progetto serio che possa valorizzarli ancora di più dal punto
di vista professionale. Ecco, questo ci sembra un modo chiaro per capire se il
Torino targato Cairo ha delle velleità di crescita, oppure restare ancorato a
una mediocrità che francamente ha svilito anche i più resistenti sostenitori
granata. Si comincia sempre bene, ci si illude, si fanno voli pindarici e poi
il nulla. Apri il palmo della mano ed escono soltanto delle mosche. E’ l’enfasi
dell’inutile e dell’evanescente, che spesso ha illuso tifosi e anche noi
giornalisti che ci siamo anche inebriati di spettacolo calcistico, ricordando
il Toro d’inizio stagione. Analisi concrete che abbiamo fatto al seguito di
partite che hanno confortato la certezza di avere finalmente trovato una
squadra, dei giocatori e un allenatore all’altezza della situazione. Ci era
sembrato di respirare un’aria nuova, diversa dalla solita mediocrità che
ristagna in casa granata fin dall’ultimo scudetto conquistato, anche se con
qualche parentesi rosa che alla resa dei conti non ha portato la crescita
sperata. Se, come pensiamo, sarà ceduto Belotti,
si ha subito l’obbligo di costruire in campo e in panchina una squadra di
campioni. Se non sarà così, vorrà dire che i tifosi granata dovranno essere
orgogliosi di fare il tifo per una società di calcio che ha sempre i conti in
ordine, che è attenta a non uscire mai dai limiti del buonsenso economico, ma con
una squadra che non potrà mai essere all’altezza dei primi della classe.
Salvino
Cavallaro
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