CAMBIA LA FINANZA E IL PRESTIGIO DEL PALLONE ITALIANO


C’è una profonda malinconia
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17/10/2013 -

C’è una profonda malinconia nel pallone italiano, qualcosa che sembra simile a una sorta di deposizione e rinuncia a qualcosa che soltanto un po’ di anni fa sembrava protetto in una botte di ferro. Erano gli anni dei presidenti possidenti che la facevano da padrone e avevano un peso politico anche nel “palazzo” del football italiano. Giovanni Agnelli (e poi Umberto), Silvio Berlusconi, Angelo Moratti e poi Massimo (soltanto nell’era Mourinho), rappresentavano l’eccellenza per una società di calcio forte in Italia e all’estero. Oggi, in un’Italia in crisi economica, anche il calcio sbraga al cospetto dei paesi orientali capaci d’investire in tutta Europa. E così, mentre le casse delle società italiane più quotate sono piene di debiti, giungono gli Emiri che a suon di dollari risollevano con la bacchetta magica i nostri ambienti pallonari che si trascinano con difficoltà. Tante tasse, pochi introiti (rispetto al passato) e sempre meno possibilità di competere in campo internazionale con i grandi club tedeschi, spagnoli, inglesi e francesi che, in alcuni casi, prima di noi sono stati sollevati dai debiti da parte dei magnati arabi e russi. E’ di oggi la notizia ufficiale che Massimo Moratti ha venduto il 70% delle quote dell’Inter all’indonesiano Erik Thohir. 43 anni, figlio di Teddy Thohir che è al comando di Astra International, una holding che fa capo a una miriade di aziende nei più svariati settori commerciali, Erik Thohir che ha due fratelli maggiori ( Rika e Garibaldi) ha studiato negli Stati Uniti per cinque anni, conseguendo una laurea in economia ed un master alla National University di Los Angeles. Negli USA nasce la sua prima passione per lo sport e per il basket e, attualmente, è uno dei proprietari della Philadelphia 76Ers squadra della NBA ed è presidente della Federbasket indonesiana e della federazione pallacanestro del Sud Est asiatico, nonché di un paio di club del suo paese. Ha iniziato a costruire la sua fortuna, che oggi è stimata intorno ai 25 miliardi di dollari, creando nel 1993 il Mahaka Group un’azienda attiva nell’editoria e nelle telecomunicazioni. Insomma un vero e proprio personaggio affidabile che vuole rendere l’Inter una società titolata in Italia e all’estero. Massimo Moratti, dunque, non è più il maggior azionista della casa nerazzurra. Con lui si chiude una lunga storia d’amore del pallone interista che cominciò tanti anni fa con papà Angelo, il presidentissimo che rese grande l’Inter d’allora assieme a Helenio Herrera. Questo è il segno dei tempi in cui anche il calcio deve arrendersi di fronte ai debiti accumulati negli anni. E’ certamente un pezzo di storia italiana che se ne va e che malinconicamente ci fa affondare nella dietrologia dei ricordi. Adesso resta solo più Silvio Berlusconi e il suo Milan, ma fino a quando? Chissà! Certi rumors già prevedono prossima la sua uscita dalla società rossonera. Anche il rampante Andrea Agnelli sembra affidarsi sempre più alle sorti societarie che sono legate alla Exor S.p.A. la holding finanziaria italiana controllata dalla famiglia Agnelli che dà segnali di mercato potenzialmente negativi. E non è un caso che in settimana il presidente della Juventus si sia espresso con toni realistici nel dire che alla Juve nessun giocatore può ritenersi incedibile. Questo è il quadro per nulla incoraggiante del calcio italiano che, a livello di club in Europa e nel mondo, non è più all’apice come una volta. E’ il frutto dei tempi, è la crisi economica nazionale che “soffoca” anche coloro i quali sembravano potenti finanziariamente. I Top Player del calcio mondiale cercano ormai altri lidi. L’Italia non è più in grado di elargire i milioni di euro di un tempo. Oggi, quello che i calciatori in Italia pensano sia poco guadagno, è comunque un’enormità al cospetto di un Paese di cassaintegrati e disperati di un lavoro che non c’è.

Salvino Cavallaro                  


Salvino Cavallaro