LA NAZIONALE ITALIANA SI RICORDA CHE ESISTONO ANCHE GLI AVVERSARI


Austria, osso duro per gli azzurri di Mancini
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Londra, 27/06/2021 -

15 milioni di spettatori e 70% di share. La Nazionale Italiana di Mancini è seguitissima come non mai e il sogno di arrivare in finale incrementa la curiosità di assistere ogni incontro. Detto questo dobbiamo affermare che tutto è bene ciò che finisce bene, perchè se è vero che gli azzurri vanno ai quarti di finale dopo avere battuto 2 a 1 l'Austria, è altresì vero che si è sofferto oltre il dovuto. Il perchè di questa sofferenza ha probabilmente un'origine data da un narcisismo che non avevamo messo in conto, per effetto di un entusiasmo forse eccessivo nell'essersi innamorati del gioco degli azzurri di Mancini. Intendiamoci, non vogliamo raffreddare gli entusiasmi legittimi che sono dati in primis da un desiderio sociale e calcistico di dimenticare almeno per un attimo le nubi che si sono addensate negli stadi come nel quotidiano di ognuno di noi. Tuttavia, premesso che essere ottimisti rappresenta il buon viatico verso la strada del vivere meglio, c'è sempre da tenere conto della ricerca della razionalità e dell'equilibrio, una condizione sempre difficile da raggiungere. E il calcio, che racchiude popolari sentimenti di passione collettiva, non aiuta certamente a vedere le cose attraverso l'ottica della misura e della stabilità. Siamo forse anche noi giornalisti che attraverso il calcio aiutiamo a enfatizzare in positivo e in negativo ciò che dovremmo scrivere con opinioni più specificatamente inerenti alle tecniche di gioco, senza oltrepassare i limiti della passione di parte. E, a questo scopo, vediamo di porre in analisi la partita degli ottavi di finale tra Italia e Austria.

Ciò che abbiamo visto in campo è stato qualcosa che ci ha fatto ripiombare con i piedi per terra, Dopo i vari tormentoni, gli inni che toccano il cuore e l'anima nazionalista, c'è il calcio, c'è il gioco, c'è la tattica, c'è il modo di affrontare avversari ostici, ben preparati fisicamente e tatticamente, così come si è dimostrata l'Austria che è stata capace di inibire la nostra fonte di gioco imperniata soprattutto sul centrocampo e sulle aperture repentine verso gli esterni. Ebbene, l'Italia di Mancini per la prima volta ha sofferto un avversario intelligente che pur consapevole della sua inferiorità tecnica, ha saputo imbrigliare gli azzurri attraverso un gioco fatto di forza mentale e freschezza atletica, pressando alto e senza mai aspettare l'avversario nella propria area di rigore. Un atteggiamento tattico che non ha fatto trovare spazi concreti di gioco all'Italia, la quale si è quasi indispettita nervosamente ed ha portato palla, finendo nell'imbuto di una ragnatela impossibile da superare. Questo è successo ai vari Verratti, Jorginho, Barella e anche Berardi e Insigne, i quali si sono visti arrivare palloni di vecchio stampo come «palla lunga e pedalare». Insomma, un calcio che avevamo perso di vista e che abbiamo riesumato nel tentativo di sbloccare in qualche modo una situazione che minuto dopo minuto appariva sempre più difficile da risolvere. Per fortuna Mancini, anche se a parer nostro con notevole ritardo, ha sostituito Berardi con Chiesa, Immobile con Belotti, Pessina con Barella e Cristante con Insigne. Provvidenziale scelta tecnica del mister che ha permesso di vincere la partita con il gol di un Chiesa eccellente e un Pessina che sta crescendo a vista d'occhio. Dunque, adesso gli azzurri aspettano di giocare il quarto di finale contro Belgio o Portogallo, ricordando che ogni avversario scende in campo per vincere, neutralizzando il gioco altui. E intanto il sogno continua, cerchiamo di viverlo in maniera equilibrata. Passione ed entusiasmo sono l'essenza del gioco del calcio, ma anche il cervello deve dettare l'equilibrio.

Salvino Cavallaro