MATTATOIO BRASILIANO: FAIDA IN CAMPO, DUE MORTI


Arbitro accoltella giocatore, la folla si vendica e lo decapita: un altro episodio di pazzia immotivata.
tempo: 23ms
RSS
06/07/2013 -

Il binomio calcio-violenza si rafforza pericolosamente in Brasile, dove fino ad una settimana fa infuriavano gli scontri dei manifestanti, che protestavano contro le follie economiche del governo nell'organizzazione della tripletta Confederations Cup-Mondiali-Olimpiadi. Un nuovo episodio, decisamente più efferato di uno scambio di manganellate con le forze dell'ordine, è avvenuto nello stato di Maranhao, nella zona nord-orientale del paese. Un territorio vasto più di 330 km quadrati, lontano dalla magnificenza del Maracanà e dai benestanti che possono permettersi di agguantare dalle tribune il pallone calciato da Bonucci a Fortaleza. Qui i ricchi (pochi) vivono sulle spalle dei poveri (molti) che vivono nei bairros, quartieri popolari di periferia. La passione per il calcio è uguale a quella che si respira a Rio, ma è impossibile non lasciarsi pervadere da un moto di turbamento quando una partita tra dilettanti si trasforma in un macello.

Capita tutto troppo velocemente perché qualcuno si possa accorgere di quanto sta accadendo. L'arbitro, il ventenne Otavio Jordao da Silva de Catanhede, espelle Josenir dos Santos Abreu. Il giocatore (31 anni) non ci sta e prende a calci il direttore di gara, il quale estrae un coltello e lo affonda nel petto di Josenir. Quando il giovane cade a terra, i tifosi insorgono. Entrano in campo, trascinano l'arbitro e lo legano al palo. Poi comincia il rituale della vendetta: botte e sassate, qualcuno decapita la vittima e ne espone la testa. Quando la folla si dirada, ai soccorritori non resta che raccogliere il cadavere fatto a brani. Due morti nel mattatoio maranhense, tutti colpevoli, nessuno assolto. Il pallone rotola ancora una volta nel sangue e noi vi chiediamo: fermatevi, per un giorno, una settimana o un mese. Abbassate le bandiere a mezz'asta e portate il lutto al braccio. Perché se la tomba del calcio è stato l'Heysel, ogni giorno che passa qualcuno la scoperchia per poter infierire ancora un po'.

Samuel Boscarello