TRA LACRIME E SORRISI


Gioia e dolore. Una incredibile similitudine che scaturisce dall`emozione.
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Torino, 19/05/2014 -


Il calcio è la metafora della vita. Un pensiero ricorrente del quale ne facciamo spesso uso. E, quando si pensa a ciò che lega il mondo del pallone alla vita di tutti i giorni, quasi sempre restiamo esterrefatti su come ci siano cose e situazioni diametralmente opposte, che per somiglianza sembrano nate da un parto gemellare. Chi vive come me gli umori del pallone della città di Torino, non può fare a meno di riflettere su sentimenti ed emozioni talora opposte, che si manifestano come similitudini di ciò che viviamo interiormente nel nostro quotidiano. Gioia e dolore sono  manifestazioni forti che ci accompagnano lungo l’arco della nostra vita. Quando godi della tua gioia, non pensi ad altro che viverla intensamente e, nella sua piena legittimità, non hai tempo e voglia di pensare a chi soffre. Quando invece arriva il giorno del dolore, lo fai tuo come un qualcosa che ti appartiene in quel momento e magari in solitudine ti chiedi: “Perché proprio a me?”. La risposta non c’è, anzi una c’è, ed è la vita stessa che si manifesta con tutto il suo significato più profondo. La gioia scatenante, irrefrenabile e assolutamente legittima del popolo juventino per la conquista del 30esimo scudetto (32 vinti sul campo, ma non confermati dai noti fatti di calciopoli), si è opposta alle lacrime di delusione dell’altra Torino del pallone, quella granata, che in maniera incredibile ha visto sfumare in un lieve soffio di vento, il sogno a lungo accarezzato della partecipazione ai preliminari di Europa League. Una delusione profonda che si è consumata sul campo di Firenze ma che si è riflessa sotto la Mole in maniera bruciante, proprio nelle ore in cui l’altra Torino, quella bianconera, godeva irrefrenabilmente tra gli schiamazzi e  lo sbandierare festoso dei suoi sostenitori, i quali si sono uniti al pullman che portava i campioni della Juve per le vie del centro della città. Un contrasto tremendo di emozioni opposte, belle e crudeli allo stesso tempo, che mi ha fatto pensare al giorno in cui in un letto d’ospedale moriva mia madre, mentre nello stesso momento, nel reparto accanto, c’era chi nasceva. Lacrime uguali, emozioni diverse, sentimenti diversi e diametralmente opposti; quelle tristi date dalla morte di una persona cara e quelle di gioia profonda per una vita che nasce. Non appaia eccessivo il paragone, ma ciò che si prova in certi momenti della vita sembra così distante e al contempo vicino, tanto da farti riflettere sul significato delle cose. E così, anche il pallone è capace di risvegliare certi sentimenti forti legati alla vita e all’uomo che ne è l’artefice. Le lacrime di gioia versate allo Juventus Stadium dalla signora Conte, moglie del coach della Juventus, si sono contrapposte a quelle versate da Alessio Cerci sul campo di Firenze, dopo aver fallito il calcio di rigore al 94°. Incredibile, ma vero! Per le strade, nelle piazze, nei bar, nei locali pubblici della città sabauda ho percepito un’aria diversa dal solito, la malinconia che s’accompagna alla gioia, che la prende per mano. Anche la Mole Antonelliana sembra guardare in lontananza la Basilica di Superga, quasi a volerla sollevare da una fragilità e un’amarezza infinita, un qualcosa di eternamente inspiegabile legata alla tragedia e al destino avverso. Ma è proprio così. Si contrappongono sempre gioie e dolori, il ricco e il povero, l’opulenza e il benessere da una parte, e dall’altra l’eterna difficoltà di riassaporare quella gioia per troppo poco tempo vissuta e poi subito svanita nel nulla. In fondo è la storia pallonara di quest’antica, discreta, nobile ed elegante città sabauda che è stata la prima capitale d’Italia, le cui radici profonde si diramano tra gli inestimabili valori delle antiche casate reali e la difficoltà operaia del vivere quotidiano. Due estremi contrapposti e paralleli che fanno capo, sempre e comunque, alla fragilità dell’uomo. Sì, Torino è questa. Due sono le bandiere che si contrappongono, che sportivamente si odiano, ma che poi sostanzialmente confluiscono se pur diverse per storia e tradizioni, in quell’unica bandiera che si chiama emozione, che si chiama vita.

Salvino Cavallaro                  

Salvino Cavallaro