TIFARE PER LA PROPRIA SQUADRA SENZA OFFENDERE GLI AVVERSARI. CI RIUSCIREMO UN GIORNO?


Anni passati a scrivere di
calcio di Serie A (ma anche di categorie inferiori dilettantistiche) ci fanno
riflettere sulle cattive abitudini di un tifo che manca di cultura. Troppe
volte, prima ancora di tifare per la propria squadra del cuore, sentiamo cori
beceri che offendono la squadra e i tifosi avversari. Una cattiva abitudine
tutta italica che non ci fa crescere a livello sociale e culturale. E’ un po’
come aizzare gli animi in maniera pretestuosa e preconcetta. “Sono io”, “anzi
siamo noi i migliori”. “Tu non esisti e, se vuoi esistere, vieni con noi a
tifare per la nostra squadra”. Questa in sintesi è l’aberrante pensiero che
traspare evidente dalla stragrande miriade di tifosi di calcio. E, nonostante
tanti spot pubblicitari che invogliano al progresso e a una maturazione
culturale che non c’è, manca il rispetto nel senso più ampio del suo
significato. Non c’è rispetto sportivo, non c’è rispetto politico, religioso,
razziale e di pensiero. Come se tutti avessimo l’obbligo di pensarla allo
stesso modo. Tutti dello stesso partito politico, della stessa religione, della
stessa razza, della stessa squadra. E, se c’è qualche voce fuori dal coro è da
condannare, da beffeggiare, da perseguitare. Ma cos’è questa giungla di
insensate idee integraliste. E poi, il pericolo di scontri tra diverse fazioni
è sempre lì, latente, sempre dietro l’angolo, come fosse la logica conseguenza
dell’aridità dell’uomo. Ma che bello sarebbe se il calcio fosse seguito in
maniera corretta, in maniera educata, così come si confà a un popolo civile,
rispettoso dell’altrui tifo calcistico. E persino il tentativo della Juventus
che nel suo bellissimo Stadium ha pensato di far costruire le panchine sulle tribune,
accanto ai tifosi, si è rivelata un’idea teoricamente meritevole nel promuovere i principi
di civiltà culturale, ma non positiva dal punto di vista pratico, a causa dei soliti imbecilli che vanno sistematicamente a offendere e disturbare gli avversari. Questo è successo durante Juventus - Roma, una partita dove è successo di tutto e di più. Nel calcio si
devono abbassare i toni e si deve avere rispetto degli altri. Non ci
stancheremo mai di dirlo. E’ un fatto di sensibilità all'educazione, a quel processo culturale che
dovrebbe cominciare dalle scuole elementari, ma anche dalle famiglie e dalle società
di calcio. Sì, perché il pallone non deve essere il mezzo per odiare
l’avversario e forse neanche di amarlo. Ma di rispettarlo è davvero doveroso.
Salvino
Cavallaro