ROMA CALCIO, SOCIETÀ GRAVEMENTE ASSENTE.


La lite tra Spalletti e Totti mette in evidenza le responsabilità della società giallorossa,che non ha saputo gestire fin dall`inizio un problema di grande delicatezza.
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Roma, 19/04/2016 -


Si può spiegare solo così, l’eterna diatriba tra Spalletti e Totti che sta pure diventando pesante. Una storia senza fine che nuoce alla squadra, allo spogliatoio e alla società stessa. Così, nell’ambito della tifoseria romanista c’è stata una sorta di spaccatura. C’è chi si schiera a favore di Spalletti e chi preferisce tutelare il “pupone” Francesco Totti. Una sorta d’ambiente farraginoso in cui la polemica si accende ogni domenica, grazie a una società lontana mille miglia, che più di una volta ha dimostrato di non sapere risolvere di petto la situazione. Dopo il gol di Totti, che tra le mura bergamasche è valso il definitivo pareggio dei giallorossi per 2 a 2 contro l’Atalanta, negli spogliatoi c’è stato un alterco tra Spalletti e Totti. Pare che siano volate parole pesanti, mentre i toni decisamente accessi tra i due, hanno confermato la guerra di nervi che è ormai sotto gli occhi di tutti. E, come dicevamo, la società latita senza mai prendere una posizione. Più d’una volta abbiamo scritto il nostro parere su questa squallida storia del pallone nostrano, così ricco di denaro e talora pure inconsapevole di vivere un mondo a parte. Totti non può pensare di essere un eterno calciatore e anche se resta il simbolo più eclatante della tifoseria giallorossa, i suoi 40 anni dovrebbero fargli capire che il tempo è passato. Lui deve capire che nell’assetto tattico voluto da Spalletti, c’è bisogno di costruire il gioco ma anche di difenderlo, trovandosi preparati in fase di interdizione. Per fare questo, devi correre tutta la partita e non puoi più permetterti di pennellare da fermo passaggi di alta scuola, senza avere più la forza di partecipare a quel movimento perpetuo che lega i settori di centrocampo, difesa e attacco. Per questo Spalletti lo sta utilizzando con il contagocce, perché se Totti viene inserito gli ultimi 15 o 20 minuti, è pure possibile che ti risolva la partita facendo la differenza. Tutto ciò, non deve essere inteso come lesa maestà, ma più semplicemente come filosofia di un gioco del calcio interpretato dalla squadra e non dal singolo calciatore. Oggi il calcio è diventato più fisico e meno tecnico, per cui nella logica dell’interscambio dei ruoli c’è bisogno di maggiore preparazione fisica e mentale. Ed è proprio questo che il presidente Pallotta e la società Roma, avrebbero dovuto mettere in chiaro con Totti fin dall’inizio del campionato. Un chiarimento necessario, tale da sgomberare il campo da ogni fraintendimento o retro pensiero di mancanza di rispetto. E invece Spalletti ha dovuto affrontare praticamente da solo una situazione che si trascinava ormai da troppo tempo. Francesco Totti è un campione che per la Roma ha significato troppo, forse anche tutto. Ma adesso deve dimostrare onestà intellettuale nel capire e dimostrare che è ora di aiutare la Roma e i suoi compagni. Come? Mettendo al servizio degli altri la sua grande esperienza di campione vero. Non fare polemica, non remare contro, ma essere il fulcro dello spogliatoio di una Roma che gli resterà sempre nel cuore. La società chiarisca una volta per tutte questi aspetti basilari. Con dolcezza si accompagni Totti alla fine del calcio giocato e magari si proponga un ruolo di dirigente nell’ambito di quella Roma che da sempre è stata il senso della sua vita.

Salvino Cavallaro

Salvino Cavallaro