QUANDO IL CALCIO DIVENTA ARTE


Calcio
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10/12/2012 -

Meglio il calcio champagne che risulta spesso effimero o la concretezza di una partita di pallone non esaltante ma proficua di vittoria? Nell’eterno dilemma che s’interseca tra le due scuole di pensiero calcistiche, c’é sempre quel dubbio amletico mai risolto e creatore di mille divergenti opinioni, se preferire cioè un football spettacolare che non garantisce punti in classifica o, piuttosto, un incontro di calcio garante di vittoria ma con tattiche asfissianti e brutto da vedersi. Spregiudicatezza o razionalità? La partita dell’Olimpico di Roma tra Roma e Fiorentina ha ripresentato quanto è nell’eterno dubbio del pallone di tutti i tempi. Definita “la partita più bella dell’anno”, il match tra la squadra di Zeman e quella di Montella ha, in effetti, deliziato gli amanti del pallone fatto di amabili tocchi di classe, intercambiabilità di ruoli, precisi stop, pennellate e scambi volanti negli immensi spazi liberi da marcature asfissianti e, soprattutto, gol a volontà. Sì, gol a volontà, senza ansie o paure di fare e al contempo subire reti che possano far perdere la partita. Un match rilassante dove, pur con un occhio alla classifica, non si risparmia il confronto aperto con marcature a zona. Emozione allo stato puro dove il 4 a 2 inflitto dai giallorossi ai viola fiorentini, ha avuto il sapore di premiare uno spettacolo di rara bellezza calcistica. Noi Italiani pronti a criticare tutto e tutti se la nostra squadra del cuore perde, ci diciamo follemente deliziati per i tocchi di classe geniali, ma siamo incapaci di ammettere la sconfitta. Vincere prima di ogni altra cosa, poi se c’è lo spettacolo è meglio ancora. Questione di punti di vista, anche se l’ingordigia degli amanti del pallone di casa nostra, vorrebbe vedere sempre “vittoria” e “spettacolo” abbinati in maniera indissolubile. Purtroppo non è sempre così. Il calcio non è scienza esatta e ogni partita fa storia a sé. Il calcio proposto ormai da anni da Zeman, se è visto sotto il profilo spettacolare, è indiscutibilmente bello. Ma quante volte abbiamo criticato la sua filosofia fatta di schemi scriteriati e assai rischiosi in fase difensiva? Squadra che va all’attacco garantisce spettacolo, ma se non riesci a salvaguardare consapevolmente la parte difensiva, l’avversario nelle ripartenze ti punisce impietosamente e perdi sistematicamente la partita. Certo, l’accortezza è simbolo di tattica più adatta a distruggere che a costruire, tuttavia, riteniamo che sia possibile anche appassionarsi a partite di bellezza calcistica contenuta, piuttosto che leccarsi le ferite da scriteriamento tattico. La partita Roma Fiorentina ha fatto emergere valori tecnici importanti, prima su tutti l’immenso Totti che, nonostante la sua non più verde età, ha fatto sfoggio della sua indiscussa classe. Certo, come già detto, il gioco di Zeman agevola le giocate degli attaccanti e ne enfatizza la bellezza cristallina. Montella, dall’altra parte, forse un po’ emozionato di sedere quella panchina che le è rimasta nel cuore e smanioso di giocare un brutto scherzo al “maestro” Zeman, ha offerto inconsapevolmente il campo all’avversario pur tentando in più occasioni di recuperare lo svantaggio. Così Totti ha dato spettacolo, ha segnato due gol e ha firmato due assist – gol. Francesco, dunque, ha ancora una volta stupito per l’intramontabile classe messa a servizio della sua Roma. Zeman e la Roma hanno avuto ragione di un’impostazione di squadra premiante quanto di pregevole bellezza, ma chi ricorda ancora le recenti e furibonde critiche versate con fiumi d’inchiostro verso il tecnico boemo? E’ proprio vero che vincere nasconde ogni magagna; perdere le esalta in maniera spietata. Storie di pallone. Storie che ci incantano, e ci sconvolgono al punto tale di renderci incapaci di farci trovare quell’equilibrio nelle valutazioni che ricorriamo da sempre come chimera.

Salvino Cavallaro


Salvino Cavallaro