DYBALA, PERCHÉ NO? IL POPOLO BIANCONERO SE LO CHIEDE.


Questo trascinante dubbio amletico ha
francamente stufato tutti. Perché nella prima partita giocata a Parma, il
giocatore argentino viene in un primo momento schierato in campo fin dalla
partenza e poi lasciato in panchina? E perché non è stato neppure considerato nel
corso di una gara che nel secondo tempo ha manifestato grandi carenze di tenuta
fisica da parte della Juventus? Tutte domande che sembrano ovattate da mistero,
o meglio rinchiuse in uno stile Juventus che fa dei segreti aziendali la forza
delle sue strategie da non svelare mai a nessuno, neanche alla propria moglie,
mamma, fratello o persona cara cui ti fidi ciecamente. E allora non capisci
bene se gli ordini impartiti da Andrea
Agnelli, ermetico figlio di cotanta famiglia dinastica, siano un dogma
imposto per Nedved e Paratici, oppure le operazioni di
calciomercato e i suoi rari insuccessi, debbano essere tenuti in tutta
segretezza per non dare riferimenti gratuiti agli avversari. Noi sosteniamo che
la verità stia sempre in mezzo e, nello specifico caso di Dybala, si nasconda una serie di insuccessi a catena che si
intersecano tra il fatto che il giocatore gode dei suoi diritti di immagine che
non ha intenzione di perdere, assieme alla voglia di restare alla Juve per
dimostrare che mister Allegri ha sbagliato tutto nei suoi riguardi. Prima merce
di scambio con Icardi, poi messo in mezzo sull’affare Lukaku, adesso in
trattative con il PSG e il Barcellona in attesa che il signor Neymar decida
cosa fare, insomma questo giovane calciatore della Juventus, campione argentino
di indiscusso valore tecnico, sta vivendo un’estate da incubo. E, tra tutte
queste cose, a parer nostro c’è anche qualcosa che non convince nell’operato di
Fabio Paratici, l’allievo che nel suo ruolo di plenipotenziario del mercato
della Juventus deve ancora dimostrare di
aver superato il maestro Marotta. Eppure, a proposito del fatto che all’ultimo
momento si sia deciso di lasciare Dybala in panchina contro il Parma, Paratici
così dichiara ai microfoni di Sky Sport: “La
decisione di lasciare Dybala in panchina non è legata al mercato, lui è un
grande numero 10 della Juve e siamo contenti che sia con noi. A inizio
campionato anche con Allegri c’era bisogno
di adattamento, quindi ci schieriamo così”. Dichiarazioni che vogliono dire
tutto e niente, che sanno di bugie e di strategie di mercato che non possono
essere sbandierate ai quattro venti, ma che lasciano il dubbio di una serie di errori
sul suo lavoro che, a parer nostro, devono essere presi in considerazione dalla
società. Se l’uscita di Dybala debba essere considerata come una sorta di
plusvalenza nel tentativo di equilibrare l’andamento del bilancio societario,
può avere una sua logica; ma allora perché a oggi la Juve si trova così ingolfata
di calciatori che non riesce a vendere e concorrono ad aumentare il debito? Dopo
tanti acquisti eccellenti (Ramsey, De Light, Rabiot, Demiral, Danilo, il
ritorno di Buffon, Higuain, e le sole uscite di Cancelo, Kean, Caceres,
Orsolini, Spinazzola) c’è il pericolo di incorrere in un fair play finanziario?
Tutte domande che in questo assurdo, lungo e snervante calciomercato italiano
che si protrarrà fino al 2 settembre con due turni di campionato già
effettuati, non trovano risposte concrete ma soltanto illazioni. E intanto il
tormentone d’estate continua.
Salvino
Cavallaro