QUANDO MUORE UNA SOCIETÀ DI CALCIO.


Cala il sipario sull`A.S.D.Due Torri di Gliaca di Piraino
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Piraino, 20/12/2016 -

Questo pallone che ci fa gioire, penare, abbracciare, arrabbiare e poi adirarci gli uni contro gli altri, resta pur sempre una passione dalla quale è impossibile privarsi. Vivi le tue domeniche calcistiche aspettando di vedere la squadra del cuore e in settimana ti informi sullo stato di forma di questo o quel giocatore, sperando che tutti siano in ordine per vedere un bell’incontro. Ma quando tutto questo finisce, ecco che ti casca il mondo addosso. Abbiamo seguito da lontano la recente storia negativa del Due Torri di Piraino, squadra che militava nel girone I del Campionato Nazionale di Serie D. Piraino è un piccolo paese in provincia di Messina, che conta circa 4000 anime. Il pallone era l’unico vero appuntamento della settimana, l’unico orgoglio di uno sport che faceva parlare di se, anche fuori da quelle mura. E adesso che il vecchio Stadio Enzo Vasi di Gliaca di Piraino (ricordiamo che Gliaca è la frazione marina di Piraino) ha chiuso malinconicamente i battenti, sembra quasi che il silenzio assordante che avvolge gli spalti vuoti, il terreno di gioco senza vita e gli spogliatoi muti e orfani dell’urlo incoraggiante di squadra, sia l’emblema di un abbandono che sa di rabbia. La scorsa estate avevamo visitato questa piccola realtà calcistica del nord della Sicilia. Era un pomeriggio assolato. L’orologio segnalava le ore 17,00, ma c’era un caldo incredibile. Le scarpe affondavano nel catrame cotto dai raggi del sole, ma lì, all’interno dello Stadio Enzo Vasi, si faceva sul serio e si preparava con orgoglio l’inizio di un Campionato di Serie D che, per il Due Torri, si percepiva già fosse in ripida salita. Tuttavia, lasciando perdere le paure di ciò che poi sarebbe stata certezza, abbiamo visto i ragazzi iniziare il secondo allenamento della giornata agli ordini del tecnico Antonio Venuto. La preoccupazione di un fallimento traspariva già dagli sguardi dei ragazzi che attendevano l'incasso di alcuni stipendi arretrati, ma il mister con fare deciso ha provato e riprovato schemi, incursioni di gioco da parte degli esterni in fase offensiva e di interdizione, con il chiaro intento di sgomberare dalla mente ogni idea che potesse avvilire anche i muscoli e i polmoni dei suoi ragazzi. Era come vedere il comandante di una nave che stava a galla per miracolo, ma che era obbligo credere che presto sarebbe stata fluida e sicura nel suo incedere. E così abbiamo visto scendere le gocce dalla fronte dei ragazzi di Venuto. Le maglie erano intrise di sudore e di ansia, nonostante muscoli e polmoni fossero stati messi a dura prova in quell’infuocato pomeriggio di inizio agosto che invogliava piuttosto un bel bagno a mare. Ma sentirsi professionisti è anche questo. E’ capire il sacrificio mentale e fisico per raggiungere un obiettivo ben preciso. E in questo caso quale sarebbe stato l'obiettivo da raggiungere? Beh, in questa situazione più che ambire a far bene in campionato, c’era la speranza mai perduta che la società potesse dare cenni di ripresa, di vita, di orgoglio. Quell’orgoglio di onorata società di calcio di un piccolo paese della Sicilia, che negli anni ha militato tra i dilettanti e poi ha assunto un meritato posto anche tra i professionisti. Era come far parlare di sé, era come dare l’immagine di un luogo a tanti sconosciuto ma che invece meritava di essere apprezzato. E quale miglior mezzo se non il pallone che attrae e riempie di adrenalina anche i cervelli più offuscati? Poi, tra settembre e metà dicembre scorso, si avvera ciò che avresti voluto non si realizzasse mai in una società di calcio: l'abbandono di tutti. E intanto da quel settembre di inizio campionato tante cose sembravano oscillare come in un’altalena, prima fatta di rosea speranza e poi di buia realtà. Domeniche interminabili con il pallone tra i piedi che veniva calciato con rabbia da tutti i ragazzi di mister Venuto. L’avversario impersonava sempre più il destino avverso e bisognava attaccarlo senza fargli prendere il sopravvento. Ma le tante sconfitte, qualche pareggio e le sparute vittorie, si sono accumulate ai punti di penalizzazione inflitti alla società per non avere adempiuto in tempo agli obblighi previsti dal regolamento. Il Due Torri si è dunque trovato ad essere (forse irrimediabilmente) ultimo in classifica. Una squadra che negli anni precedenti aveva sempre ben figurato, sfiorando addirittura la partecipazione ai play off. Ma adesso è lì a guardare tutti dal basso. E’ il segno della fine. Mister Venuto ha rassegnato le sue dimissioni il 30 novembre scorso e i suoi ragazzi hanno proseguito qualche domenica con un altro mister, fino a quando hanno deciso di non scendere più in campo. Storie di promesse mai mantenute, storie di linfa mai alimentata, storie di un pallone senza vita. Laconico il presidente del Due Torri Giovanni Di Bartolo: “ La squadra è ferma da giorni, i calciatori sono stati inseriti tutti in lista di svincolo. Non ci presenteremo ad Aversa e concluderemo con questa rinuncia il girone d’andata”. Dopo 43 anni, 4 campionati di Serie D e nessuna retrocessione, il futuro del Due Torri è dunque già scritto. Cala il sipario. La lettera di rinuncia che la società invierà alla Lega Dilettanti, sarà l’ultimo atto di una commedia che avremmo voluto si risolvesse con un altro epilogo. Sì, perché quando muore una società di calcio è come se morisse una parte di noi che appassionati siamo di pallone, a prescindere da quel tifo che ci lega da sempre alla nostra squadra del cuore.

Salvino Cavallaro          



Salvino Cavallaro