NOI GIORNALISTI, RESPONSABILI DI CIÒ CHE DICIAMO


Salvino Cavallaro giornalista iscritto all`Ordine Regionale del Piemonte. Nasce a Milazzo (Me) ma ormai da anni vive e lavora a Torino. Ha collaborato con le redazioni di Sprint & Sport, Piemonte Sportivo, Torino Sera, La Nuova Metropoli, Arte & Dintorni, Stadio Goal. Attualmente, scrive per il Palio dei Quartieri News di Torino e collabora con IlCalcio24. In questi ultimi anni ha scoperto il fascino discreto della letteratura ed ha pubblicato il libro Quello che ho scritto, pensato e pubblicatoe Tra interviste e altroedito da Progetto Immagine. Contatti: salvinocavallaro@libero.it
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24/10/2012 -

Ci sono storie legate al calcio che non finiscono davvero mai di stupire. Spesso ci lamentiamo per le ingiustizie legate a un mondo stratosfericamente ricco e al contempo corrotto e corruttibile. Ma la globalizzazione del mondo contemporaneo, con il suo repentino cambiar delle regole e delle leggi che di solito ci fanno cadere in uno stato confusionale, spesso ci fa dimenticare che anche certe passioni non sono più vivibili in maniera solare, serena e gioiosa. C’è sempre qualcosa che ne deturpa l’attimo, che è sfuggente e non sai mai se, nel bene e nel male, possa ripresentarsi un’altra volta. Avevamo appena narrato la bellissima storia di Vincenzo, il tifoso juventino che, partito dalla Sicilia per assistere alla partita Juventus – Napoli, ha vissuto “ingenue” e profonde emozioni nel ripercorrere la storia della sua squadra del cuore, rivisitata all’interno dello Juventus Museum di Torino. Ebbene, tutti sanno cosa è successo nel frattempo all’esterno dello Juventus Stadium.

Un collega di RAI REGIONE PIEMONTE, nell’intervistare un tifoso juventino si è lasciato andare in un commento ingiurioso e inqualificabile rivolto ai napoletani. Una frase irriguardosa, offensiva, gratuita, di cui tutti sono a conoscenza e che non vogliamo ripetere per non assecondare certa aberrante cultura della stupidità. Che la società contemporanea sia caduta ormai nella voragine della mancanza di valori è un fatto innegabile, che il calcio sia sempre sotto l’occhio del ciclone per fatti e misfatti che non finiscono mai di stupire e indignare, è altrettanto chiaro, ma, onestamente, a tutto c’è un limite. Nel nostro mestiere di giornalisti ci sono regole che vanno rispettate in maniera attenta, responsabile, costante e rigorosa, senza mai perdere di vista l’importanza assoluta dell’etica e della deontologia che ne fanno la vera professione. Senza volere impartire lezioni a nessuno ma con l’apporto benevolo della riflessione, desideriamo soffermarci su quante volte la penna e/o la parola sono scivolate via superficialmente senza prima pensare ciò che si scrive e/o si dice. E’ vero che sbagliare è umano, tuttavia, pensiamo che la leggerezza con la quale troppe volte si manifestino pubblicamente determinati concetti, non ammette scuse. Pensiamo che nel nostro mestiere sia di vitale importanza non alimentare mai certe forme di razzismo che già, attraverso il calcio, nel passato sono stati resi evidenti in maniera subdola, strisciante e pericolosa. Deve cambiare la cultura della sconfitta, dell’arroganza di vincere a tutti i costi, della prepotenza, della sopraffazione e del maligno pensiero recondito che alimenta l’odio tra razze, storie e culture diverse. In questo nostro Paese dalle mille sfaccettature e contrarietà senza fine, noi giornalisti abbiamo il dovere etico di essere messaggeri del bene e non aizzare gli animi verso il male che, inesorabilmente, mette i popoli gli uni contro gli altri.

E’ vero che in questo nostro mondo del pallone, i cui iperbolici interessi non ammettono più il pensiero romantico del passato, debba essere visto in maniera più realistica, tuttavia, siamo convinti che oggi, ancor più di ieri, si debba dare attraverso la corretta informazione, un messaggio di pace e mai di “guerra”. E poi, chi può dire per assurdo che una regione o una popolazione è più o meno civile di altre, nonostante la sua storia, la cultura, il modus vivendi, solo perché la propria squadra di calcio ha vinto di più rispetto a un’altra? Per favore, abbandoniamo questi pensieri insolenti e di basso profilo. Con la nostra penna e/o con la nostra parola, contribuiamo in maniera favorevole a costruire un mondo migliore, dentro e fuori uno stadio di calcio.

Salvino Cavallaro

Salvino Cavallaro