LA MILANO CINESE E IL PALLONE ITALIANO.


Tra passato, presente e futuro del calcio meneghino.
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Milano, 25/04/2017 -


Era la scala del calcio italiano. Quando si parlava dello stadio San Siro di Milano era garanzia di calcio ad alto livello. E anche il derby cittadino assumeva i connotati di un antagonismo sfizioso, sanguigno, capace di essere il più atteso d’Italia. Inter e Milan sempre lassù, in vetta alla classifica per giocarsi un primato prestigioso che voleva dire: “Milano siamo noi”. Persino la “Madunina de Milàn” era orgogliosa delle sue squadre di calcio e sembrava fare sfoggio dei colori nerazzurri e rossoneri. Un orgoglio da non sottovalutare, perché quello era l’emblema di un calcio che si rifletteva in una città che da sempre è stata prima in Italia dal punto di vista degli affari commerciali ed economici. E oggi? Che cos’è Milano? Una città in cui i Moratti e i Berlusconi non ci sono più, o meglio, si sono fatti da parte con l’arrivo dei cinesi per mancanza di sostenibilità economica. Prima l’Inter, passata a giugno scorso nelle mani della proprietà Zhang Jindong, imprenditore cinese a capo della conglomerata Suning azionista di maggioranza della squadra nerazzurra, e poi il Milan che si aggiunto alla schiera cinese con il closing del 13 aprile scorso, passando nelle mani di Li Yonghong e della Rossoneri Sport Investiment Lux. E’ vero, nulla è per sempre, anche se ci illudiamo. Tuttavia, la storia di queste nobili  società di calcio meneghine ci ha insegnato come il passato abbia costruito l’immagine di una città che ha saputo conquistare trofei di importanza mondiale a livello di club. Adesso sono arrivati loro, i cinesi padroni di acquistare per investire e non certo per passione sportiva. Ma il calcio non è soltanto potere economico e caccia spietata al maggior fatturato societario, il pallone è competizione, ma soprattutto conoscenza aziendale  e organizzativa di settore, capace di fondersi tra materia gestionale e area tecnica. Riteniamo che per le due squadre di Milano ci saranno tempi molto lunghi, affinché si possa ritornare ai fasti di un tempo. Prima bisogna superare quel cantiere di ricostruzione in cui sono piombate nella fase di passaggio societario, e poi, lentamente, cominciare a capire bene come muoversi dal punto di vista tecnico. Dopo Mancini, De Boer e adesso Pioli, in casa Inter abbiamo assistito a una tale confusione da non lasciare prevedere nulla di positivo, almeno nell’immediato. Anche in casa Milan le idee sono abbastanza confuse e Montella si è trovato in mezzo a situazioni tecniche difficili da gestire. I giocatori risentono di questa situazione e la loro mente non può essere sgombra da ogni cosa. E’ un fatto naturale che non gioca a favore della serenità di un lavoro, quello del calcio, che ha bisogno di assoluta concentrazione durante la settimana e poi anche in partita. E infatti i risultati delle due squadre milanesi a cinque giornate dalla fine del campionato, non sono certo incoraggianti per un’eventuale entrata nell’Europa calcistica del prossimo anno. Per questo motivo, alla Madunina che si erge sempre orgogliosa in quella Piazza Duomo di Milano così gremita di turisti, scorgiamo una vena di romantica malinconia verso un passato che è certezza e un futuro pallonaro meneghino che ad oggi resta colmo di speranza e nulla più.

Salvino Cavallaro                   



Salvino Cavallaro