MAL DI INTER. E SE FOSSE PROPRIO THOHIR IL SUO MALE?


L`analisi sul momento negativo dell`Inter
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Milano, 13/10/2014 -


L’Inter è una squadra più confusa che persuasa. Sembra smarrita, senza gioco né anima. Sembra di rivedere la squadra inconcludente dell’anno scorso in cui c’erano ancora i Milito, i Cambiasso, i Zanetti, tutta gente che aveva fatto il suo tempo. Quest’anno, con qualche ritocco in attacco, a centrocampo e in difesa, ci si è illusi che la musica potesse cambiare, ma evidentemente alla luce dei risultati di questo inizio di campionato, la situazione è rimasta tale e quale a com’era. E, quando nel calcio le cose vanno male, il primo ad essere imputato è l’allenatore. Certo, in questo biennio di Inter anche Mazzarri ha sbagliato, tuttavia, riteniamo che le colpe di questa situazione negativa siano da rivedere proprio nell’assetto societario. Il presidente Thohir vive troppo lontano da Milano e, pur con tutta la sua buona volontà, non basta che egli venga periodicamente ad assistere alle partite. Questo inevitabile delegare da lontano a persone di sua fiducia evidentemente non basta, non è sufficiente per la squadra che avverte una sorta di distacco inevitabile da chi conta veramente. A parer nostro nell’Inter manca proprio l’anima. Sì, quell’anima che è la conditio sine qua non nel calcio, una sorta di insostituibile elemento che viene dato dall’armonia che si incastra come tessere di un puzzle tra società, allenatore e calciatori. Certo, siamo anche convinti che i problemi tecnici all’interno della squadra ce ne siano, tuttavia, la forza della presenza di un presidente alla Ferrero, il presidente della Sampdoria, ad esempio, sarebbe indispensabile per risvegliare un amor proprio e un’adrenalina che non c’è. Da questo punto di vista, l’Inter è passata da Moratti, a Thohir, due galantuomini senza nerbo. Troppo signori, troppo eleganti nella loro veste di presidente, nella forma troppo compassata. E, Thohir, oltre la sua lontananza, sembra pure che non voglia mettere le mani in tasca per spendere il suo denaro a favore del potenziamento della squadra nerazzurra. Unico acquisto azzeccato è sembrato Dodò, un esterno capace di dare brillantezza e movimento alla manovra dell’Inter. Per il resto non c’è molto di nuovo, a parte l’acquisto di Pablo Osvaldo che non cambia la sostanza di una squadra che si è ancora affidata come l’anno scorso alle folate di Nagatomo, a un Hernanes e Guarin che non incidono, a un Kovacic che è l’eterna promessa senza continuità. Il resto, a parte Handanovic (che sembra sprecato in una difesa spesso assente), Icardi che potrebbe rappresentare la differenza ma non la fa, Palacio che dopo i mondiali sembra irriconoscibile e Ranocchia cui sono stati dati i galloni di capitano più per scelta tecnica che per effettivi meriti, nell’Inter non c’è più nulla. Quindi, prendersela con Mazzarri ci sembra davvero improprio. Nel calcio, se manca la società e i giocatori, non si va da nessuna parte. L’allenatore fa quel che può con quello che gli è stato dato e, qualche volta, neppure lui è indenne da colpe. Se questa Inter non ha l’anima non è certo Mazzarri che può dargliela da solo. Il calcio è un’azienda che, se ben organizzata, costruisce l’unione della squadra e l’armonia con la presenza e la vicinanza giornaliera. Ma, ad Appiano Gentile, si vedono solo i giocatori, l’allenatore il suo staff tecnico e poi…gli uomini di fiducia del presidente Thohir. Evidentemente, questo non basta per guarirla dal suo male che ormai l’affligge da troppo tempo. Che però non è incurabile.

Salvino Cavallaro               

Salvino Cavallaro