TOTTI, MALINCONIA DI UN TRAMONTO.


Francesco Totti e la fine di una splendida carriera.
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Roma Stadio Olimpico, 19/02/2016 -


Quando in ognuno di noi si avvicina il crepuscolo della carriera e i riflettori cominciano a sbiadire quella luce che prima era brillante e luminosa, ecco che affiora una legittima malinconia che ti fa vivere con amarezza i momenti più belli del film della tua vita lavorativa che sta per finire. Tocca a tutti, prima o poi, perché l’inesorabile tempo che fugge via, non guarda in faccia nessuno. E allora capisci che nulla è per sempre, neanche ciò che pensavi fosse infinito. Non potevi capirlo prima, non c’era tempo per riflettere ciò che si chiama vita. C’era l’entusiasmo delle mille cose da fare, c’era l’orgoglio di raggiungere i propri obiettivi che significavano il successo. E poi? Chissà …. La frase: “ Io? E che ce fai con me?” che Francesco Totti ha rivolto a un cronista, mentre gli chiedeva un suo parere circa la partita di Champions League tra Roma e Real Madrid, è l’emblema di una delusione profonda per aver giocato soltanto 4 minuti sul finire dell’incontro. Una frase malinconica fatta di rassegnazione ma anche di provocazione verso chi non crede più in lui e gli dà segnali eloquenti che è ora di farsi da parte. Quasi quarant’anni ma non li dimostra, Francesco Totti ha ancora la voglia e il cervello di quando ha cominciato la sua splendida carriera. Ma la forza fisica, la corsa e la tenuta di una partita intera, quella non è più la stessa, non può esserlo. Eppure tocca anche a lui, la leggenda, il grande mito della storia romanista, il capitano dei capitani giallorossi, il pupone amato da tutti i romanisti. E’ chiaro che la frase di Totti voleva non solo dribblare il collega giornalista, ma aveva anche il sapore amaro di chi sente avvicinarsi quel futuro che, per un calciatore, significa appendere le scarpe al chiodo. Spalletti è stato chiaro: “Io devo allenare la squadra, non i singoli giocatori” una frase eloquente che vuol dire che l’esperienza non basta e quindi bisogna far giocare i calciatori più preparati a sostenere uno sforzo fisico capace di pressare, attaccare e interdire per tutta la partita. Totti, oggi, non è più in grado di farlo, soprattutto dopo quell’infortunio di fine settembre che l’ha fatto penare prima del suo rientro in squadra. Oggi, Francesco, si è chiuso in un mutismo assordante. Lo abbiamo visto svogliato, quando sul finire della partita contro il Real Madrid, Spalletti gli ha detto di riscaldarsi. La Roma perdeva già 2 a 0, ed è sembrato quasi irriverente, se non umiliante, chiamarlo in causa per 4 minuti di partita. Ma questo è, purtroppo, anche se è difficile da accettare. Capiamo mister Spalletti, ma capiamo anche Francesco Totti e gli siamo accanto nella sua malinconia di un tramonto che sente ormai troppo vicino. E’ la metafora della vita. C’è l’alba che si tinge di rosa, di luminosità e di legittima speranza per il futuro. Ma c’è anche il tramonto e la tristezza del giorno che finisce.

Salvino Cavallaro                       

Salvino Cavallaro