IL TORINO E IL SUO MOMENTO DIFFICILE


La squadra granata cerca ancora il gioco.
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Torino, 03/10/2018 -


Un po’ su, un po’ giù. Segno altalenante di una squadra che sta cercando di trovare la sua vera entità, il gioco e l’assetto tattico. E anche la vittoria di Verona contro il Chievo ha dato dimostrazione di un calcio granata noioso, sonnolento, mai entusiasmante, se non sul finale di partita in cui Zaza, subentrato all’evanescente Edera, ha segnato il gol della vittoria del Toro. L’entusiasmo che smorza gli sbadigli e che fa in qualche modo sperare in un prosieguo granata più confacente alle aspettative dei suoi tifosi. Certo, non è semplice per Mazzarri trovare la quadra soprattutto in attacco, dove la contemporanea presenza di Iago Falque,Belotti e Zaza può creare sbilanciamenti a discapito degli equilibri di un centrocampo che ancora oggi mostra molta quantità e nessuna qualità. Ma cosa si intende per centrocampista di qualità? E’ quel calciatore in grado di stabilire diligentemente i tempi di gioco con potere carismatico e capace di dare sicurezza alla squadra, sia in fase d’attacco che di interdizione. Tuttavia, queste figure calcistiche importanti nell’assetto tattico della squadra, si perdono spesso in personalismi e giocate di pregevole qualità tecnica che non aiutano il gioco della squadra nel suo insieme. Ecco perché gli allenatori (Mazzarri è tra questi), non vedono di buon occhio la fantasia di certi trequartisti che si ispirano soltanto al gioco d’attacco. E non è un mistero che Ljajic sia stato ceduto. Tecnicamente valido, il giocatore serbo oltre non essere mai costante, scombina spesso i disegni tattici voluti dall’allenatore. Detto questo, a nostro avviso il presidente Cairo avrebbe dovuto cercare sul mercato un centrocampista di qualità capace di inserirsi nel disegno tattico voluto da Mazzarri. Ottimi i giovani acquistati quest’estate, ma hanno bisogno di maturare per migliorare un potenziale tecnico che è sicuramente interessante. In difesa il buon Moretti dovrebbe essere ormai inserito nei quadri dirigenziali del Toro, (Team Manager?) piuttosto che continuare a chiedergli sul campo ciò che obiettivamente non può più dare. E anche De Silvestri, antico guerriero di molta volontà, non sempre si dimostra all’altezza della situazione in un ruolo che è tra i più dispendiosi del gioco del calcio. Dunque, un Toro ancora da assemblare, da plasmare nelle idee e nella consapevolezza che certi limiti non debbano fungere da alibi in un eventuale campionato di sterile soddisfazione granata. E’ vero,come dicevamo pocanzi, la squadra avrebbe bisogno di alcuni ritocchi fondamentali per trovare il gioco e di conseguenza i risultati, tuttavia, anche con l’attuale rosa è possibile condurre un campionato di medio – alto livello. Mazzarri deve studiare il modo più adatto per far rendere i suoi giocatori al meglio, senza responsabilizzarli troppo in quella fase difensiva che spesso diventa un boomerang carico di paure e di blocchi psicologici. Il Toro può e deve sviluppare serenamente il suo gioco con Iago Falque, che per le sue qualità tecniche può rappresentare il valore aggiunto della squadra di Mazzarri. A patto però che i compagni di reparto siano in grado di supportarlo a centrocampo,quando il suo incedere all’esterno del campo può diventare pericoloso nell’eventualità dell’immediata ripartenza dell’avversario. Insomma, a Mazzarri l’ardua sentenza. Si, perché nel calcio certi meriti e certe colpe vanno sempre suddivise in maniera equa.

Salvino Cavallaro   

Salvino Cavallaro