IL DELUDENTE DERBY DELLA MOLE


Juventus Torino
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02/12/2012 -

Come ogni partita di calcio che si rispetti, anche il derby non sfugge mai ad analisi e disamine che, quasi sempre, appaiono discordanti se viste da diverse angolazioni. Ma il calcio è bello proprio per questo, capace com’è di farti dire fiumi di parole mettendoti il dubbio di aver assistito a una partita diversa da quella che il giornalista di turno ha recensito. Nel dopo derby tra Juventus e Torino abbiamo letto diverse analisi che si sono contrapposte tra loro, facendoci riflettere quanto il calcio sia davvero materia opinabile e mai scienza perfetta. Noi riteniamo che il derby di Torino si possa sintetizzare in tre definizioni: 1) Partita brutta, 2) Toro inesistente, 3) Juve vittoriosa ma assai lontana dalla squadra che l’anno scorso ha espresso il miglior calcio del campionato. Questa la nostra sintetica analisi che, se volessimo utilizzarla come espressione di capacità di sintesi, potremmo già definirla ampia nei concetti più sostanziali. Tuttavia, per correttezza di pensiero, ci sembra importante approfondire i tre concetti messi in evidenza. “Partita Brutta”: è oggettivo il pensiero di non aver assistito a una bella partita tra Juve e Toro. D’altra parte i derby, come tutte le partite che sono asfissiate da motivazioni tattiche in cui nessuno vuol rischiare di perdere, non esaltano mai il bel gioco che viene sostanzialmente spezzettato da falli anche brutti che non agevolano lo spettacolo inteso come giocate prelibate e appassionanti. “Toro inesistente”: Anche questo aspetto emerso oggettivamente dalla partita, si può sintetizzare in una presenza granata fatta solo di 31° minuti del primo tempo, fino a quando cioè Glik ha deciso in maniera ingenua e spregiudicata di fare un fallo brutto quanto inutile su Giaccherini, in una posizione di campo indenne da alcun pericolo per il Toro stesso. Un errore imperdonabile che tra professionisti della pelota professionistica è tacciata come fallo da mancanza di razionalità e quindi di cervello. Tuttavia, sarebbe riduttivo far passare il messaggio errato che il Toro ha perso la partita solo perché rimasto in dieci per l’espulsione di Glik, diciamo che ha compromesso certamente la partita. Dalle dichiarazioni di Ventura prima della gara, “Noi siamo pronti, ma loro fanno paura” è facile percepire uno stato d’ansia che andava oltre la logica di una partita di calcio. L’indiscutibile divario tecnico emerso fin dall’inizio della partita tra le due squadre, non giustifica questa rinuncia al gioco che si è fatta forzatamente più marcata per il Toro fin dal momento in cui è rimasto in dieci uomini. Persino Meggiorini che ha avuto l’unica possibilità di fare gol in tutta la partita, non è sembrato neanche convinto in un tiro in porta che, se fosse stato tramutato in gol sullo 0 a 0, poteva in qualche modo cambiare le sorti della partita. Ma il “se fosse” non aggiunge molto di più a quello che è emerso da un Toro apparso non all’altezza di un derby atteso spasmodicamente per tre lunghi anni e speso in maniera sbracata quanto assurda. Terza e ultima analisi: “Juve vittoriosa ma assai lontana dalla squadra che l’anno scorso ha espresso il miglior calcio del campionato”. Troppe volte nel calcio universale si tende a dare giudizi positivi o negativi in base al risultato di una partita, specie se terminata con punteggi altisonanti. In realtà, a nostro avviso, la Juve pur avendo vinto il derby meritatamente con il punteggio di 3 a 0, non ci ha convinto sotto il profilo del gioco, delle idee, della partecipazione globale di squadra e, soprattutto, negli innumerevoli errori che si sono ripetuti a centrocampo, per linee esterne e nell’affollata area granata. Ai nostri occhi la Juve è apparsa sostanzialmente eguale a quella vista a San Siro contro il Milan, con la differenza che in quella occasione i bianconeri si sono trovati di fronte un Milan caparbio e in crescita di gioco, mentre nel derby si sono confrontati contro un Toro incredibilmente evanescente, nervoso, rinunciatario, attanagliato dalla superiorità tecnica degli avversari e incapace di creare un minimo di gioco offensivo. Troppe volte abbiamo visto larghe praterie nel centrocampo bianconero dove Pirlo (pur sbagliando un rigore assurdo che ha ricordato quello battuto da Salas in un derby di tanti anni fa) e Marchisio hanno fatto il bello e il cattivo tempo. A nostro parere non è stato dunque un bel derby ma non è stata neanche una bella Juve che, attraverso le difficoltà di gioco messe in mostra sul campo, ha dato sintomi di stanchezza tra i suoi uomini cardini, e cioè: Barzagli, Vucinic, Giovinco, Lichtsteiner e poi i sostituti Giaccherini, Pogba (non apparsi al meglio delle loro qualità) e De Ceglie, la cui presenza in campo ha indotto Conte a schierare una inedita difesa a quattro che ha dato chiari segnali di precarietà e improvvisazione. Questa a nostro parere l’analisi di una partita che ha visto la Juve, forte del suo unico giocatore migliore, e cioè Marchisio, vincere una partita che se sostenuta contro una squadra migliore del Toro, avrebbe potuto far emergere in maniera più netta e chiara certe carenze di una squadra che procede il suo cammino con apparente stanchezza fisica e di idee. Adesso i bianconeri sono chiamati a una sfida in Champions League contro uno Shakhtar Donetsk che non sarà certamente il Toro visto nel derby. Ci auguriamo davvero che la Vecchia Signora possa riprendersi in fretta e affrontare la difficile trasferta senza lo squalificato Marchisio, in maniera più consona alla sua antica tradizione di squadra di grande livello internazionale.

Salvino Cavallaro                  

 

Salvino Cavallaro