DALLA PARTE DEL TIFOSO DEL TORO


Dopo l`ennesima prestazione incolore del Torino a Udine, si pongono i soliti interrogativi di una squadra incapace di crescere.
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Torino, 21/10/2019 -


Già, FORZA TORO. Sempre! Ma quante volte ancora il popolo granata deve fare di questo mantra la ragione di sentirsi tifosi del Toro sulla pelle, nella testa e nel cuore, sorpassando gli altalenanti momenti di illusione e poi di disillusione? A Udine come contro Lecce, Sampdoria e Parma, sempre lo stesso problema, sempre lo stesso atteggiamento di squadra che non intende incidere, far parlare di sé in termini ammirevoli ma soltanto in modo negativo. E non è certo il mancato rigore su Laxalt che può far gridare allo scandalo nel match che il Toro ha perso a Udine, ma per un complesso di cose che l’hanno reso avulso dal gioco e incapace di dare un’immagine di gioco moderno che s’intende fatto con sanguigna propulsione in avanti con l’attenzione a essere corti quanto basta, per potere far fronte ai vari momenti che si riferiscono al non possesso palla. Nella squadra di Mazzarri si parla da sempre di difetti atavici dovuti a ingenuità, distrazioni difensive, mancanza di concentrazione mentale nell’affrontare con la stessa attenzione le squadre forti e quelle che stimolano meno. Discorsi senza fine che non hanno portato nel tempo alcuna modifica mentale, oltre che tattica e tecnica. E non è tanto lo schema tattico che Mazzarri ha imposto a questa squadra fin dal primo giorno in cui si è insediato allenatore del Toro, ma a parer nostro sussiste quella mancanza di stimoli a produrre un gioco moderno, che si concretizza attraverso una mentalità propositiva e senza timori reverenziali verso l’avversario che probabilmente nemmeno lo stesso Mazzarri ha insito in sé. Va bene rispettare l’avversario, ma c’è un calcio d’oggi in cui non si prevede più il dovere aspettare l’avversario per colpirlo nelle ripartenze. L’avversario, anche se superiore tecnicamente, lo devi aggredire alto, non farlo ragionare e inibirlo nella sua naturale fonte di gioco.

 Per fare questo c’è bisogno di una preparazione fisica e mentale che il Toro non ha perché è l’espressione dell’insegnamento del proprio allenatore. Chi ha mai visto il Toro aggredire dal primo minuto l’avversario di turno fino alla fine della partita? Crediamo che in questo campionato (ma se non ricordiamo male neanche in altri) soltanto in pochi sprazzi di match la squadra di Mazzarri si sia espressa in questo senso. Eppure, squadre come Parma, Hellas Verona, Lecce, Brescia, che sono inferiori tecnicamente al Toro, hanno un gioco aggressivo, mai riverenziale verso l’avversario e scendono in campo con la mentalità rafforzata da un’autostima che aiuta a moltiplicare le proprie reali qualità. Il Toro non può continuare ad andare sempre indietro come i gamberi, perché se dovesse continuare così, ci sembrerebbe opportuno puntare lo sguardo su Mazzarri come probabile imputato della mancanza di crescita dei granata. Non serve andare davanti alle telecamere dopo l’ennesima sconfitta e ripetere sempre: “ non siamo stati capaci di chiudere la partita” oppure “i ragazzi sono stati ingenui e su quest’aspetto dobbiamo continuare a lavorare molto…..”. Ma quanti anni ci vogliono ancora affinché il popolo del Toro possa vivere un presente capace di inorgoglirsi non solo per la sua immensa, grande storia? Il Torino deve entrare stabilmente a far parte del novero delle grandi squadre italiane in cui c’è entrata anche l’Atalanta di Gasperini con un concetto di gioco a tutto campo che va oltre le reali potenzialità tecniche dei suoi giocatori che vede nel Papu Gomez, Muriel, Duvan Zapata e Ilicic, i fari di orientamento dei vari Toloi, Palomino, Gosens, Castagne, Freuler, mentre i granata di Sirigu, Izzo, Ansaldi, De Silvestri, Nkoulou, Baselli, Rincon, Laxalt, Belotti, Iago Falque, Zaza e Verdi, non fanno da traino ai vari Millico, Parigini, Meitè, Ola Aina e altri giovani? Un motivo ci sarà pure. Qual è? Secondo noi sta proprio nella mentalità generale di un’idea di calcio moderno che il Toro non ha!

Salvino Cavallaro

Salvino Cavallaro