GERMANIA-SVEZIA: LA REMUNTADA GIALLOBLU


Germania Svezia
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17/10/2012 -

È uno degli avvenimenti più emozionanti del gioco del calcio.
Cercato, inseguito, voluto. Poche volte realizzato.
Speranze infrante, sogni proibiti, preghiere inutili.
La famosa rimonta è il simbolo di qualcosa di inaspettato, qualcosa di incredibile e di fantasioso.
Quando la cerchi troppo, quando sei convinto di riuscire a completarla: lì arriva la più grande delusione. Un esempio?
Ci troviamo nel maggio del 2010, in quel di Barcellona. La grande Inter di Josè Mourinho ottiene un clamoroso 3-1 casalingo contro i campioni d’Europa in carica. I catalani non ci stanno.
Dal giorno seguente, tifosi, giocatori e allenatore organizzano quella che verrà ricordata come ‘remuntada’.
Magliette, appelli, frase minacciosi dei giocatori del Barca, evidentemente sotto pressione.
In Spagna sono tutti convinti che la fatidica rimonta, la fatidica vendetta verrà completata.
Ed è qui che arriva il peggio: perché invocando eccessivamente qualcosa d’insicuro, la delusione raddoppia, triplica.
Così, accade che i tifosi nerazzurri, estasiati della conquista della finale, scendono le infinite scale del Camp Nou intonando cori e sfottò che richiamano proprio la parola remuntada.
La rimonta è qualcosa a sé stante, qualcosa di complicato da capire e da spiegare.
E spesso, spessissimo, arriva quando nessuno se lo aspetta, quando nessuno ci può credere.
Provate a chiederlo ai 73.000 dell’Olympiastadion di Berlino. Provate a chiedere loro se al 60’ minuto della partita contro la Svezia si aspettavano quella che in seguito sarebbe successo.
Ci si gioca la qualificazione per il mondiale brasiliano del 2014.
La Germania schiacciasassi di Low annienta la Svezia: il tabellone parla chiaro.
Una strepitosa doppietta di un rinato Miro Klose, un gol di Mertesacker, e la solita marcatura di Ozil. 4-0 e tutti a casa. O no?
No. No perché accade l’imprevedibile. La squadra tedesca, capace di giocare una partita eccellente dal punto di vista tattico e tecnico, crolla e molla.
Quando la squadra di Hamren realizza il primo gol sembra tutto normale: normale il solito gol di Ibrahimovic, normale una reazione, normale il gol della bandiera.
Non normale, anormale, quello che succede dopo. Mikael Lustig al 64’, Johan Elmander a quindici dalla fine e, soprattutto, Rasmus Elm, a tempo ormai scaduto.
La panchina svedese esplode, l’Olympiastadion piange.
La rimonta è così: imprevedibile, crudele, sublime.
La Germania è gialloblu.

Giovanni Morotti