Le emozioni, quando arrivano, non tengono conto dell'età, di quanti gol hai fatto in carriera, della tua fama e neanche se a un certo punto della tua vita decidi di cambiare mondo, abitudini diverse e culture che possono rivelarsi diametralmente opposte. Sì, perché le emozioni arrivano improvvise, quando meno te lo aspetti e nascono spontanee, tanto da inondarti cuore e cervello. Non gli sembra ancora vero ad Alex Del Piero di ritrovarsi in quel di Sydney a giocare la sua prima partita in una squadra che non è più la Juventus.
Da quando è approdato in questa terra fantastica, intrisa di civiltà e rispetto per le persone, ha imparato a vivere a dimensione umana. Non gli capitava più da diversi anni di dover passeggiare per strada senza l'assillo della calca dei fan curiosi e opprimenti, sempre alla ricerca spasmodica di una foto o di un autografo con dedica. "Qui, a Sydney, non è così". Pur attirando intorno a se la ragionevole curiosità di chi è conosciuto in tutto il mondo, Alex nota molta discrezione da parte della gente, ma anche dei media e delle loro telecamere. Mai invadenti ma rispettosi della privacy altrui, quasi fosse un sacrilegio non rispettarla. A cinque mesi dall'ultima gara in bianconero, dopo tanti dubbi e parole, Del Piero tornerà sabato a disputare una partita vera. E, per uno scherzo del destino, non avverrà nell'estrema Australia ma nell'ancora più lontana Nuova Zelanda. Già, nella terra del rugby dove il pallone è inteso in maniera ovale e non rotondo come da noi. Ma lui, il capitano Pinturicchio, non è demotivato da ciò, anzi ne trae stimolo e dichiara: "Non vedo l'ora di scendere in campo con il Sydney. Sono molto emozionato ma anche pronto e non vedo l'ora di affrontare il Phoenix in Nuova Zelanda". E' sereno Alex, anzi felice, così come ha affermato in conferenza stampa, rivelando che la moglie è entusiasta dell'Australia.
E' questo il punto vitale dal quale egli parte, gli affetti più cari, sua moglie Sonia, i suoi figli, la sua famiglia, la gente che gli vuole bene, come segno inconfutabile del senso della vita. Con loro e per loro, ovunque, il resto non conta. Sono segnali evidenti di un uomo e di un campione vero diventato maturo presto, soprattutto dopo il grave infortunio che si procurò in quel lontano 8 novembre del 1998, quando durante la partita Udinese - Juventus, in uno scontro con un giocatore avversario, si procurò un grave danno ai legamenti del ginocchio destro. Nove mesi di fermo per Alex Del Piero significarono un periodo difficile della sua vita, acuito poi dalla morte di papà cui lui era particolarmente legato. Ma l'insostituibile calore della sua famiglia e di mamma Bruna che adora, s'interseca indissolubilmente all'affetto dei tifosi, juventini ma anche di coloro i quali nutrono passioni legate ad altre squadre. Lui è il campione che, nonostante la sua flemma apparente, sa emozionarsi e suscitare emozioni, perché si può essere bravi con il pallone tra i piedi ma è essenziale mettere l'anima, perché questo fa la differenza. Di Del Piero ci rimane dentro il cuore tutta la sua storia di ragazzo per bene, i suoi gol, l'entusiasmo che ha saputo infondere in chi ama il pallone giocato e non intriso di troppe inutili parole. E poi quella lunga riflessione che ci ha fatto vivere attraverso il suo "Di più, niente", una sorta di lungo elenco di obiettivi raggiunti durante la sua lunga milizia nella Juventus che vuole essere un ringraziamento ai suoi tifosi. Citiamo alcune sue parole che culminano in un crescendo finale: "Sono felice che abbiate sorriso, esultato, pianto, cantato, urlato per me e con me. Per me nessun colore avrà tinte più forti del bianco e del nero. Avete realizzato il mio sogno. Più di ogni altra cosa, oggi riesco soltanto a dirvi: GRAZIE". Per chi non lo sapesse ancora, questo è Alessandro Del Piero, il campione nato con la maglia numero 10 cucita sulla pelle.
Salvino Cavallaro
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