COCENTE SCONFITTA DELLA ROMA CONTRO IL BAYERN MONACO


Troppa esuberanza e poca umiltà. La Roma di Garcia è cresciuta nel gioco ma deve cambiare mentalità.
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Roma, 22/10/2014 -


Ma i tifosi giallorossi danno esempio di civiltà sportiva.

Tutto si può dire della netta sconfitta della Roma ad opera del Bayern Monaco, fuorché si sia trattato di un fatto casuale. La squadra di Pep Guardiola ha dimostrato di essere su un altro livello di gioco, forse il più alto in senso assoluto a livello europeo. Troppa la differenza tecnica di gioco e di mentalità tra le due squadre. Noi non vogliamo aggiungerci alla stragrande maggioranza dei critici del pallone che di questa partita ne fanno l’emblema della decadenza del nostro calcio e magari approfittano pure dell’occasione, per farne l’emblema della decadenza dell’Italia politica, sociale ed economica. Non c’entra nulla tutto questo, c’entra piuttosto la differenza economica tra le due società. Il Bayern, infatti, può contare su un budget societario capace di programmare una squadra competitiva ad alti livelli. La Roma no, in questo gli è inferiore. Il 7 a 1 con cui la squadra tedesca ha demolito i giallorossi di Rudi Garcia non deve umiliare più del dovuto, semmai è giusto considerarlo come un fatto oggettivo di differenza di valori e, al contempo, necessita l’urgenza di rivedere la mentalità della squadra romanista che ci è sembrata a torto troppo sicura di sé. Va bene stuzzicare l’orgoglio dei propri giocatori nello spogliatoio prima della partita. E va pure bene agire sulla loro autostima per aumentarne le potenziali forze mentali e fisiche. Non va bene, invece, non responsabilizzare il proprio gruppo su una realtà evidente; la superiorità dell’avversario e le accortezze tattiche da prendere. Una sorta di equilibrio tra la giusta esaltazione dei propri mezzi e la capacità di restare con i piedi ben piantati a terra, senza fare voli pindarici. Questo, a parer nostro, è stato l’errore di Rudi Garcia, quello di sbandierare ai quattro venti che la Roma vincerà lo scudetto e che, probabilmente, i suoi ragazzi contro il Bayern avrebbero giocato la partita della vita. Troppo stress, troppa sicurezza, troppi facili entusiasmi. Che la Roma sia dotata di ottimi giocatori e sviluppi pure delle trame di gioco capaci di entusiasmare, è un fatto oggettivo. Tuttavia, riteniamo che la mancanza della giusta mentalità nel capire che l’avversario che hai di fronte non è sempre lo stesso, rappresenti l’evidente neo di questa Roma. Vediamo troppa foga, troppa ansia di vincere le partite, troppo cuore, troppa anima, emozione e poca razionalità. Segno evidente che la Roma è sulla buona strada per vincere ma, probabilmente, non è ancora matura come ormai dovrebbe essere. Il calcio propositivo voluto da Garcia, deve in qualche modo trovare una giusta collocazione di situazioni. Se affronti il Bayern, non puoi avere una foga agonistica così scriteriata nell’offendere, perché l’avversario che è meglio dotato di te tecnicamente, nelle ripartenze ti castiga senza pietà. Troppe volte abbiamo visto giocatori come Robben lasciati soli sull’esterno del campo. Un atteggiamento tattico assolutamente autolesionista. Il calcio europeo ti propone incontri con realtà tecniche che sono talora superiori e, come tale, bisogna affrontarle in maniera adeguata, anche con umiltà. Ed è questo il punto focale, una sorta di ricerca proprio in quell’umiltà che non abbiamo riscontrato nella Roma di Totti, De Rossi, De Santis, Gervinho and company. Perdere contro il Bayern ci sta, ma non in questa maniera avvilente. Nel calcio, sette gol subiti non sono proprio un’inezia, un qualcosa che è arrivato tra capo e collo senza capire il perché. Purtroppo, il perché c’è, ed è da ricercarsi soltanto nella squadra giallorossa, pur senza dimenticare la superiorità dell’avversario, che da solo non giustifica il malloppo di reti subiti. Eppure, a fine gara, dopo una debacle così cocente, la squadra è stata applaudita dai suoi tifosi al grido “Vinceremo il tricolore”. Non abbiamo sentito un fischio, un ululato. E non abbiamo visto neppure nessun atteggiamento di deprecabile contestazione sugli spalti. Un segno di civiltà ammirevole che vogliamo rimarcare, visto che quando si parla di queste manifestazioni positive e civili dei tifosi, si fa sempre riferimento ai tifosi di altre nazioni europee. Da oggi anche i tifosi romani, pur nella delusione di una sconfitta così pesante e umiliante, hanno applaudito i propri giocatori, quasi a ringraziarli ugualmente per il tentativo di averli fatti sognare. Anche nell’amarezza c’è un momento in cui devi inchinarti all’avversario con onestà intellettuale, senza fischiare, offendere, contestare la tua squadra del cuore. Ci auguriamo che certi esempi si propaghino su tutti i campi d’Italia. Così, proprio come fosse un virus che invece di infettare, diventa apportatore di lealtà e grande civiltà sportiva.

Salvino Cavallaro                 



Salvino Cavallaro