BARCELLONA, IL TUO «TIQUI TACA» SI È APPANNATO?


Davanti a un diavolo strepitoso
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22/02/2013 -

Davanti a un diavolo strepitoso, il famoso “tiqui taca”(termine significativo dei tocchetti precisi di palla che caratterizza il famoso gioco del Barcellona), si è sciolto come neve al sole, anzi, è meglio dire, come palla di neve sotto i riflettori di San Siro. Il Milan di Max Allegri è apparso motivato, attento, accorto tatticamente e per nulla intimorito dall’avere al proprio cospetto la squadra di club più forte al mondo. Segno evidente che nel calcio esistono motivazioni che vanno al di là delle semplici connotazioni tecnico tattiche. Non basta presentarsi in campo con le credenziali di migliori in tutto e non serve neppure vantare coppe, trofei e plurimi palloni d’oro se non si è sempre in grado di sostenere partite ad alto livello, perché l’avversario, prima o poi, potrebbe giocare la partita della vita e allora sarebbero dolori. Questo è successo a San Siro. Un Milan con più fame, una squadra punta nell’orgoglio che ha saputo dimostrare di non essere inferiore a nessuno, neanche a questi invincibili campioni. I blaugrana non sono mai riusciti ad impensierire la difesa rossonera che, forse per la prima volta quest’anno, è apparsa attenta e impeccabile nel soffocare sul nascere le velleità d’attacco degli spagnoli. Ottimi i due centrali di difesa Mexes e Zapata impeccabili nell’inibire le iniziative di Leo Messi e compagni, e altrettanto efficaci le incursioni di Abate e Costant che sono apparsi sempre lucidi, nonostante il loro estenuante lavoro di interdizione e di propulsione nell’attaccare. Ma ha anche funzionato a meraviglia il centrocampo a tre, voluto da mister Max Allegri, con un Montolivo in grande spolvero assieme ad Ambrosini e Muntari che sono stati inesauribili nell’interrompere le iniziative d’attacco di blaugrana. Muntari è pure stato autore del secondo gol dei rossoneri, proprio nel momento in cui il Barcellona tentava la rimonta al gol precedentemente incassato da parte di Boateng. Già, Boateng, sempre in ombra per buona parte di questo campionato e, improvvisamente, gli si accende la luce, rispolverando antichi valori tecnici e agonistici che fanno parte del suo bagaglio di calciatore magari poco raffinato, ma utile sotto l’aspetto della forza fisica. Poi le due punte, Pazzini volitivo nel dimostrare che lui non è secondo a nessuno e El Shaarawy, un talento sempre più europeo di cui Galliani non smetterà mai di bearsi per averne previsto in tempi non sospetti una luminosa carriera. Dunque, un 4-3-1-2 di perfetta fattura che ha saputo imbrigliare un Barca incapace di essere all’altezza della sua fama e in cui Messi, Xavi, Iniesta e Pedro sembravano l’ombra di loro stessi e incapaci di impensierire un Abbiati che ha fatto poi la doccia, più per togliersi di dosso il sudore provocato dalla tensione emotiva che per l’effettivo lavoro svolto . Francamente, non sappiamo dire fino a che punto è merito dell’una e il demerito dell’altra squadra, tuttavia, se il Milan visto a San Siro saprà ripetersi anche al Camp Nou di Barcellona tra quindici giorni, ci sono molte possibilità di assistere al passaggio del turno di Champions da parte dei rossoneri. C’è però un fatto importante da non sottovalutare, ed è quello di prepararsi a controbattere un Barca che non sarà certamente rinunciatario come quello visto a San Siro per quasi tutta la gara e, soprattutto, i rossoneri di Allegri devono affrontare il match con la stessa impeccabile determinazione e motivazione che è stata l’arma vincente della partita d’andata. Vedremo cosa accadrà. Il calcio è imprevedibile e, come tale, è sempre bene diffidare di ciò che appare scontato.

Salvino Cavallaro           


Salvino Cavallaro