ROMA, SI RIPARTE DA ZEMAN. TANTI I CAMBIAMENTI CON IL NUOVO TECNICO GIALLOROSSO


È uno dei pochi allenatori rimasti ad avere un credo
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ROMA, 02/06/2012 -

La Roma ricomincia da Zdenek Zeman. È uno dei pochi allenatori rimasti ad avere un 'credo'. Il suo si chiama 4-3-3, corsa, fiato e gioco d'attacco. Tanti goal fatti e molti subiti, con la speranza che l'attacco sia così prolifico da minimizzare le reti subite da una difesa poco protetta dagli altri reparti.
Per far sì che lo 'Zeman-bis' non si trasformi in una Waterloo, però, Baldini e Sabatini devono mettere l'allenatore boemo in condizione di gestire un organico che rispecchi le sue necessità. Se tanti sono i pregi del 65enne di Praga, uno è un lampante limite: senza i giocatori adatti , per caratteristiche e mentalità, ai suoi dogmi, Zeman è impossibilitato a portare a casa i risultati. Il suo stile di gioco prevede determinati pilastri, in assenza dei quali il meraviglioso castello ammirato a Pescara, ed in passato a Foggia e proprio nella Capitale, farebbe fatica a restare su.
Innanzitutto, Zeman ha bisogno di un 'cervello' in mezzo al campo. Se vogliamo muoverci per analogie, un Verratti, insomma. Tra i centrocampisti attualmente in forza alla Roma c'è un giocatore che potrebbe essere impiegato in tale posizione e cioè David Pizarro. Rientrato dal prestito al Manchester City, il cileno ha dichiarato di voler restare in giallorosso dopo essere stato epurato da Luis Enrique e proprio attorno a lui Zeman potrebbe costruire la sua Roma. Daniele De Rossi e Marquinho sembrano perfettamente adeguati a ricoprire i ruoli di interni di centrocampo, mentre di più difficile collocazione sembrano essere Miralem Pjanic e Fernando Gago.
Simile il discorso legato all'attacco. Zeman ha bisogno di attaccanti rapidi e implacabili sotto-porta, abili a giocare palla a terra e a sfruttare i contropiedi. Descrizione che si sposa in pieno con le caratteristiche di Fabio Borini, che con Zeman potrebbe davvero esaltarsi, ancor più di quanto già fatto con Luis Enrique. Diverse sono invece le situazioni di Bojan e Lamela. Lo spagnolo sembra avere tutte le carte in regola per essere 'l'esterno dei sogni' del tecnico boemo, ma dovrà smaliziarsi un po' ed in questo siamo certi che Zeman lo aiuterà parecchio. A Lamela, invece, manca un po' di concretezza: come detto, i 'giochetti' un po' fini a se stessi, con Zeman non attaccano.
Meno problemi dovrebbe riscontrare Osvaldo, uomo d'area che - anzi - potrebbe soltanto esaltarsi se guidato da Zeman. Infine, il caso più spinoso: Francesco Totti. C'è chi ironizza già sulla resistenza del Capitano ai metodi d'allenamento dell'allenatore boemo, ma ancor più difficile sarà capire la collocazione tattica del numero 10 della Roma. Con il 'primo Zeman', Totti agiva da esterno del tridente, ruolo che adesso faticherebbe non poco a ricoprire, tenuto conto dell'età e dello stile di gioco acquisito. Dove collocare dunque Totti? "In panchina", scherza qualcuno. Ma chissà che non diventi una amara realtà perchè, ad oggi, immaginare Totti nel 4-3-3 di Zeman sembra davvero impossibile.

Infine, la difesa. E' questo il reparto che necessità di una vera e propria rivoluzione se si vuole offrire a Zeman un organico in grado di fare bene. Innanzitutto, servono difensori veloci. Difficile, dunque, immaginare Kjaer, Juan ed Heinze in una retroguardia a 4 poco (o nulla) protetta dal centrocampo e spesso chiamata a fare il fuorigioco quasi a metà campo. Quando Luis Enrique ci ha provato (vedi disfatte di Bergamo e Lecce), la Roma ha raccolto soltanto figuracce. Per poterselo permettere, i giallorossi hanno bisogno di un reparto difensivo totalmente nuovo, dove il solo Burdisso, tra i giocatori attualmente in rosa, può essere confermato.

Antonio Ioppolo