Ci
sono storie e personaggi nel mondo del calcio (ma più specificatamente nella
vita), che per il loro esempio nel reagire a certi accadimenti personali ci
fanno riflettere intensamente e ci mettono alla prova sulla nostra forza
interiore. Come tutti sanno, quest’estate Sinisa
Mihajlovic ex calciatore e oggi allenatore del Bologna ha scoperto di
essere affetto da leucemia. Un fulmine a ciel sereno che gli è piombato addosso
quando meno se lo sarebbe aspettato. Eppure, tignoso e combattente come non mai,
Sinisa se n’è fatta una ragione nonostante si fosse chiesto legittimamente e
ripetutamente con la testa tra le meni, “Perché proprio a me?”. Purtroppo non c’è
una risposta plausibile e neanche qualcosa che possa dare segni di conforto in
una situazione che umanamente sfocia invece nello sconforto. Ma lui, il Sinisa coriaceo,
si è presentato in conferenza stampa ed ha pubblicamente informato tutti della
sua condizione. “So che sarà una
battaglia dura, ma sono sicuro di vincerla. Anzi, non vedo l’ora di cominciare
le cure per finire prima la battaglia”. Così il Sinisa serbo memore di
tante battaglie affrontare nei campi di calcio, si riempie di coraggio e
affronta la malattia a viso aperto, con coraggio, a testa alta, mostrandosi collaborativo
con i medici e quella chemioterapia che nonostante tutto resta ad oggi l’unica
speranza di sconfiggere il male. Una prova eccezionale di un uomo ex atleta e
persona che vive di calcio, che non solo è entrato in ospedale per curarsi, ma
ha avuto anche la forza di continuare gli allenamenti dal nosocomio, collegandosi
quotidianamente con il campo sportivo di Casteldebole, il luogo nei pressi di
Bologna dove si svolgono le attività della squadra felsinea. Poi, non appena i
medici gli hanno dato il benestare per uscire, è andato persino in campo la
domenica a dirigere la squadra e poi ritornare in ospedale. Una sorta di libera
uscita capace di aiutarlo psicologicamente, ma che doveva essere fatta con il massimo
riguardo per non stancarsi fisicamente. E Sinisa ha obbedito ai medici,
promettendo anche a se stesso di eseguire attentamente quanto gli è stato
consigliato. Ebbene, oggi il “guerriero”, dopo essere uscito dall’ospedale per avere
ultimato il primo ciclo di cure, si accinge a sedere in panchina all’Allianz
Stadium per affrontare con il suo Bologna quella Juventus prima in classifica e
forte dei suoi innumerevoli campioni. Ma c’è un” però” che è dovuto al tempo,
infatti se a Torino pioverà il tecnico serbo non scenderà sul campo per sedersi
in panchina, ma vedrà la partita in un luogo coperto dello Stadium. E’ qualcosa
di incredibile che ci fa ammirare questo allenatore dotato di un particolare
carattere forte, il quale è stato spesso investito da critiche furibonde, ma
oggi, invece, è visto come persona capace di insegnarci ad affrontare di petto
ciò che la vita ci riserva da un momento all’altro. Sì, perché nessuno è
preparato ad affrontare simili momenti in cui portano a chiederti “Perché proprio
a me?”. Sinisa ce lo sta insegnando con il suo modus operandi, con il suo
esempio e la forza di guardare negli occhi la realtà della propria condizione.
Così come Vialli, così come Acerbi e tanti altri sportivi che stanno
combattendo o hanno vinto la battaglia contro il tumore. Grandi esempi di vita
che amplifichiamo mediaticamente com’è giusto che sia, riflettendo su un calcio
spesso antipatico perché fatto di stratosferici guadagni, ma che non perde mai
l’occasione di ricordarci che si tratta di uno sport il quale fa parte della
vita; e come tale………
Salvino
Cavallaro
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