ANDREA BELOTTI E LA GALOPPANTE GALLOMANIA


La cresta del Gallo, un gesto di uso comune.
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Torino, 10/04/2017 -


Cresta o non cresta. C’è chi ce l’ha materialmente, chi non ce l’ha e imita comunque un gesto diventato ormai d’uso comune tra i social, i ragazzi e persino tra seri signori d’altri tempi. E’ un’impazzare che fa trend, che ti fa stare al passo coi tempi, mentre fai una foto con un amico o più semplicemente fai un selfie per postarlo su web. Ma i diritti d’autore sono riservati a lui, ad Andrea Belotti calciatore del Torino che dopo ogni gol realizzato corre di felicità per il campo, sventagliando con la mano sulla fronte quel segno della cresta del gallo che è apportatrice di felicità. Una trasmissione di contentezza che è coinvolgente per simpatia. Certo, Andrea Belotti è il campione di calcio che tutti vorrebbero avere per qualità tecniche e umane. Un attaccante di 23 anni che è il simbolo della fortuna venuta dal niente, una semplicità che non è capace di tramutarsi in quella esteriorità del compiacersi che sa di sofisticato. Andrea Belotti è un ragazzo perbene, che ci piace mettere in luce per le sue indubbie qualità di atleta generoso, sempre pronto a farsi in quattro per la squadra, per i suoi compagni, anche a costo di subire ripetuti falli dagli avversari. Lui è una forza della natura che pur non avendo un bagaglio tecnico eccelso, sa di moto perpetuo. Eppure, Andrea Belotti nato a Calcinate (BG) il 20 dicembre 1993, al momento è capocannoniere della Serie A assieme a Dzeko con 24 reti, pur giocando nel Torino che ha un ottimo attacco (grazie a lui), un centrocampo insufficiente e una difesa che definiremmo scarsa. E allora ci domandiamo cosa farebbe mai questo giocatore se giocasse in un’altra squadra più completa in tutti i suoi reparti. Una domanda che non si pongono giustamente i tifosi del Toro, che lo adorano e vorrebbero restasse legato a questi storici colori granata che in fondo gli hanno dato l’opportunità di crescere e di essere quello che oggi è: un vero campione. Ed è la Belotti mania che imperversa nella Torino granata, che s’infiltra tra le pieghe dell’anima di una città apparentemente bogianen (non ti muovere) ma che invece sa accendersi di passione come un brichet (fiammifero). E’ l’entusiasmo di un popolo che riconosce in Belotti un centravanti fuori dalla norma, capace di fare reparto da solo, di lottare, di giocare a calcio e far salire la sua squadra. Ha fatto bene il presidente Cairo a riservargli un contratto con la clausola di centomilioni di Euro da potere trattare soltanto con squadre all’estero. E oggi, con il senno di poi, tenuto conto della qualità dell’atleta, questa cifra  sembra persino poca. Cairo dice che il Gallo resterà al Toro. Francamente, seguendo la logica economica che non tiene conto del cuore e dei sentimenti legati al calcio, non vediamo come il presidente del Toro possa resistere a un’eventuale offerta di questo tipo. E mentre il gallo continua a segnare mostrando la cresta, volere caparbiamente diventare capocannoniere del Campionato di Serie A 2016’17 e vincere la scarpa d’oro, si lascia coccolare dai suoi tifosi granata che gli dimostrano affetto con la preghiera di restare a giocare per il Toro. Lui, accolto da duemila persone al “Granata Store di Torino” per porre autografi su magliette e altro merchandising, avverte questo coinvolgimento passionale del popolo del Toro e dice di volere restare. Ma si sa che tra il dire e il fare……c’è sempre di mezzo il mare!

Salvino Cavallaro                    

Salvino Cavallaro